Leggiamo ad esempio questo pezzo in cui la brava Isabella Moroni dice, giustamente, che ognuno dovrebbe avere il diritto di scrivere, senza subire critiche o commenti discriminatori. Un discorso valido, che la giornalista RAI e scrittrice Laura Costantini (di cui ci siamo occupati qui) commenta con un plateale “sono in piedi e applaudo”. Quindi sembrerebbe che anche la Signora Costantini sia della stessa idea, ossia che chiunque possa “scrivere senza curarsi di chi, su questa pista di atterraggio fatta di pensieri e parole, rabbie e certezze che è il web letterario, marchia a fuoco e senza troppo esitare, qualsiasi scrittore che non sia parte di qualche clan, lobby o circolo del cucito”.
Peccato che, poco prima, la stessa Costantini abbia scritto un pezzo al vetriolo contro uno scrittore, minorenne, che (secondo lei) ha pubblicato a pagamento e che è stato pubblicizzato sul Corriere della Sera.
Alla faccia della coerenza! “Pensar male è peccato, ma spesso ci si indovina”, ha scritto. Ma come, poco prima non aveva applaudito in piedi e a spellamani chi diceva che chiunque può scrivere liberamente senza dover essere giudicato dal solito circoletto? E lei ora sta giudicando per caso? O è solo un pourparler? Un tanto per?
A corredo del pezzo, la stessa autrice si è autocommentata lamentandosi della schiera di editori a pagamento presenti a Più libri, più liberi. Ma, non ho capito, che fastidio le davano? Per caso la tampinavano come i venditori di rose? Per caso lei era la padrona del posto? Erano per caso barricati davanti a lei e li ha dovuti scavalcare per andare dove voleva arrivare? Lei reputa "veri editori" solo quelli free, proprio lei che pubblica con Historica Edizioni, una casa editrice non completamente contraria all’EAP (Violino Edizioni...)? Boh.
Ma quello che davvero non capisco è il perché di tanto astio contro l’EAP, visto che su Cultora si pubblicizzano anche case editrici a pagamento, ossia anche (secondo il metro della Costantini, che proprio su Cultora scrive) gli editori non veri.
La cosa che mi ha fatto letteralmente sbellicare dal ridere è stata la risposta fornita in puro stile asettico e formalmente fuffoso dalla redazione di Cultora (ossia di Historica) a chi ha fatto notare che comunque sulla loro testata appare anche la pubblicità di una casa editrice a pagamento. Leggete la risposta, basterebbe una ricerca di 15 secondi per trovare materiale che farebbe sospettare il contrario, ossia che invece NON sono contrari all'EAP (e quindi, se tanto mi dà tanto - secondo il metro della giornalista Laura Costantini, che proprio con loro, singolarmente, ha pubblicato -, nemmeno editori "veri").
Visto che coerenza? Che etica? Che onestà intellettuale? Ma non è finita.
In tema di coerenza, abbiamo anche un altro splendido articolo, a firma di Marco Proietti Mancini, scrittore, il quale si lamenta che (ah, signora mia!) al giorno d’oggi non esiste più la netiquette di una volta, che l’etica in rete è morta, che in rete c’è “una estensione piramidale che porta alla ricerca del consenso attraverso l’espressione di giudizi sempre più feroci, metodi comunicativi sempre più selvaggi e incontrollati” e che “il gusto alla cattiveria non si è evoluto dal tempo degli spettacoli gladiatori ad oggi.” [Estensione piramidale??]
Poi - ad esempio - si autoconosola affermando che “Il successo si paga”, che alluda al suo di successo? Se il successo si misurasse dagli attacchi ricevuti, dalle minacce o dalle scorrettezze - anche editoriali -, io dovrei essere più famoso del Papa.
I blog, poi, sono la sua ossessione, li nomina in due articoli su tre, sono il fulcro delle sue catilinarie mascherate da soavi lezioni di saggezza e di vita.
Sì, due articoli su tre, perché nel terzo parla, sempre con molta leggiadria e sapienza, di leader e di capibranco. Sarebbe bello sapere a quale categoria appartiene, secondo lui, chi pubblica certe immagini per (tentare di) screditare qualcuno. Mah, non lo sapremo mai. E poteva mancare il commento della Costantini? No di certo: "mitico!" gli ha scritto. Un pezzo, il suo, di grandissimo spessore, sia per coerenza, sia per cultura, sia soprattutto per mancanza di luoghi comuni (ehhh).
Mitico! Mitici tutti! Yeah!
Insomma, Cultora dà spazio a più voci, ecco il suo pregio e, soprattutto, fornisce un’ulteriore conferma del fatto che i blog e i blogger, contrariamente a quanto si tenti di far credere con ridicole campagne di delegittimazione e dispettucci-boomerang da asilo, hanno un loro valore. Eccome.
Ecco, quando cerchiamo di fare il punto sulle riviste culturali, anzi sui "PORTALI CULTURALI" (e sulla cultura in generale), facciamoci un po' due conti anche sulla coerenza.