Fabio Galli, della (libreria) "Biblio di Bo" a Mortara (PV) è uno di questi e ha accettato di rispondere ad alcune domande. Eccovelo, a bordo della sua bellissima nave, il cui carburante è solo la cultura.
Ciao Fabio, grazie per la disponibilità. Partiamo con la prima domanda di rito: ci racconti nel minor numero di battute il maggior numero di notizie su di te, gossip compresi?
Lo faccio con un link, tanto siamo online, vero? https://about.me/fabiogalli
Libraio? O come ti possiamo chiamare?
Pifferaio magico, mi piace. Contastorie, lo faccio spesso anche nella mia piccola libreria. Raccontastorie.
E come ti è venuto in mente di fare tutto ciò?
Follia pura. Una specie di stato confusionale. Volevo creare, rimettere in gioco il vecchio concetto di libreria, quel posto che crea narrazione, che incute timore e incanta, quella sorta di terra di nessuno perché è di tutti. Volevo trovare pace con il Mondo, essere all'interno di un Mondo che ne ricreasse un altro e poi un altro e un altro ancora. Ho molto giocato scenograficamente con la ricostruzione del luogo che è in realtà un progetto. Di vita, di intenzioni, di divulgazione.
Sulla pagina Facebook della tua libreria hai scritto: “Libreria, libera da ogni logica di mercato. Titoli selezionati, rari, moderni, recenti, usati, fuori collana, eventi culturali. Giocattoli d'affetto”. Ecco, ci vuoi spiegare cosa significa, e soprattutto cosa sono quei, “giocattoli d’affetto”?
Le grandi “catene di librerie”, ma ormai anche le piccole e medie librerie “indipendenti”, propongono gadget di ogni tipo: penne, dinosauri di plastica, borse, shopper, giocattoli di ogni foggia e tipi. Tutte cose modernissime. Luccicanti. Io potevo essere da meno non proponendo i miei gadget? Cos'ha la mia libreria in meno di loro? Da me si tratta di vecchi giocattoli, non sempre in buono stato. Bisogna affezionarcisi per volerli acquistare. Hanno già dato affetto precedentemente a non so chi e sono in grado di darne ancora a chissà chi.
Oramai, purtroppo, tutti scrivono e i libri si trovano praticamente ovunque (negli uffici postali, nei supermercati, eccetera). Quale ruolo pensi che abbia, oggi, nell’era digitale, il “libraio”?
La carta non sparirà. Il ruolo del libraio, della piccola libreria di quartiere, dovrebbe essere quello di indicare una direzione, un percorso di lettura che dia un'impronta e che lasci un segno in chi entra a cercare un libro per sé. È stato così fino a una ventina d'anni fa. Mi piace quando qualcuno entra e dice: «posso dare un'occhiata?» E, lasciandosi trasportare dal richiamo dei libri, occupa un po' del tempo della sua giornata a cercare fra i libri ciò che non s'aspetterebbe mai di trovare.
E al di là del ruolo, pensi che un libraio abbia delle responsabilità nei confronti dei lettori?
Cercavo di spiegarlo prima. La responsabilità di un libraio, di un piccolo libraio oggi, dovrebbe tornare ad essere quella di indicare una via del sapere, del conoscere, lasciando perdere le classifiche ma proponendo un percorso di lettura. Ogni libreria dovrebbe essere unica, differenziarsi per scelta di testi, per tipologia di proposta di lettura. Nel mio caso lavoro molto sul “recupero” anche se spesso trovo difficoltà nel far comprendere quanta fatica ci sia dietro la ricerca di un vecchio libro, quanto amore per il libro, quanta tristezza quando se ne va perché viene acquistato da qualcuno ma anche quanta gioia nel sapere che cosa darà a chi lo avrà con sé. Nella mia libreria, ogni libro è unico, non so più se tornerà, se ne ritroverò altre copie: è importante però sapere che finirà in buone mani.
Secondo la tua esperienza, qual è la fascia di età dei lettori più “forti”?
Ho molta speranza nei giovani. Tanti ne entrano e acquistano oculatamente, cercando, chinandosi anche per cercare negli scaffali più bassi. Alcune edizioni non le hanno mai viste. Si stupiscono e stupiscono. Mi piace vedere la luce negli occhi di chi “vede” un libro, il suo libro. Alcuni arrivano al mio bancone con pile di libri, da me i libri costano pochissimo, posandoli delicatamente come avessero trovato un tesoro. Mi si riempie il cuore di gioia. C'è speranza.
E il genere più richiesto?
È strano ma da me non c'è un genere più richiesto. Poesia, critica letteraria, narrativa, spesso classici, arte, architettura… Non so, chi entra da Biblio di Bo è un lettore non semplice, anche quando è soltanto un liceale.
E i bambini, come li vedi nei confronti della lettura?
Un rapporto particolare anche con l'editoria per l'infanzia, vendo molte vecchie edizioni, al contrario fatico con libri più recenti. Avevo scommesso con me stesso che avrei venduto più vecchi libri che altro. Così è.
Librerie indipendenti e librerie “di catena”, te la sentiresti di pronunciarti sui rispettivi “pro” e “contro”?
La mia libreria non rientra in nessuna di queste due categorie, dato che ho solo vecchi libri. Ho la mia idea sulle librerie “di catena” e “indipendenti”. Non so quanto possa contare dato che ne sono completamente al di fuori: mi sembra che negli ultimi anni le “indipendenti” scimmiottino troppo le librerie “di catena” il rapporto qualità/proposta dei libri viene solo riferito alle classifiche. Non vedo altro. Mi spiace. All'inizio volevo aprire una libreria indipendente ma non mi sarei sentito libero. No.
Le presentazioni librarie: funzionano?
Sono funzionali ma non funzionano. È sempre il pensiero di un libraio come me, un vecchio libraio. Nelle librerie di “catena” i soliti nomi che vanno a presentare i loro libri, nelle librerie “indipendenti” spesso autori locali che vanno a presentare i loro libri. Vedi differenza? Io no.
E gli eventi che trovi più interessanti – e utili – quali sono?
Quelli che faccio nella mia libreria. Non presentando libri, non facendo corsi di scrittura, uncinetto, taglio e cucito a pagamento. Faccio altro. Trovo utile e interessante questo: fare altro. E nemmeno a pagamento.
Editoria a pagamento, doppio binario, self e POD. Premesso che sono attività lecite e oneste, al pari dell’editoria classica, o free, trovano spazio da voi?
Non trovano spazio nella mia libreria perché è pensata in un altro modo. Ti possa bastare sapere che da me non si trovano nemmeno gli ebook che io, come autore, ho pubblicato o i libri che io stesso pubblicai nel secolo scorso.
Come si diventa librai? Voglio dire, oltre alla passione, oltre alla competenza editoriale, servono altri corsi e autorizzazioni speciali? Quali?
Parlo per me. Ho lavorato per anni nell'Editoria, media e grande, prima da Crocetti Editore e poi nel gruppo Elemond, per due anni addirittura direttore di una rivista di viaggi. Esperienze formative, per me. Sono sempre stato in mezzo ai libri. C'è stato solo un progetto, un'idea che ho voluto realizzare. Mi piaceva pensarmi in mezzo ai libri, da vecchio. Corsi non ne ho fatti, so che esistono
Esistono autori, o titoli, che “tirano” più di altri?
Nella mia libreria, autori minori, stranamente.
Hai un sogno “librariesco”? Ti piacerebbe realizzare qualcosa di particolare nel tuo ambito?
Mi piacerebbe realizzare un grande incontro, magari annuale, nella città che ospita la mia libreria, con stand di librerie di vecchi libri che vengono da tutta Italia. Chiedo troppo, lo so da me.
Ancora un’ultima domanda: quale futuro vedi per le librerie, anche tenuto conto della presenza del digitale?
Il futuro è di carta, brucerà con tutti noi.