Sarà che gli opposti si attraggono – e queste due famiglie sono proprio una l’opposto dell’altra – sarà che per un certo periodo i rispettivi figli frequentano la stessa scuola, sarà, forse più pragmaticamente, che tra vicini di casa si tende a socializzare, tra le donne delle due famiglie si crea un legame particolarissimo. Un legame che, anche se per ragioni e origini opposte, ha in sé l’esigenza di maturare una consapevolezza, allora come spesso ancora oggi, compromessa dal retaggio che vede il maschio prendere in mano le redini della famiglia.
L’equilibrio tra le due, sottile ma efficace come i fili di una ragnatela, trova il suo valore nel concetto di vicinanza, che prescinde da meri interventi o aiuti materiali; si instaura una sorta di telepatia che riesce, per quanto il destino conceda all’umanità, a limitare i danni e ciò, secondo me, dovrebbe essere d'esempio: una vicinanza discreta ma continua tale da, anche se oramai sembra banale, ma purtroppo è così, impedire di fronte alle tragedie che quotidianamente infestano le cronache quel fatidico: «Sembravano così brave persone…».
Il legame tra Teresa e Maria, così si chiamano, è anche complicità, tacita e implicita, che deriva dall’infelicità insita nei rispettivi matrimoni; infelicità e insoddisfazione declinata in ogni forma e gestita con difficoltà, ma resistente anche ai vari fraintendimenti sempre in agguato e figli sociologici della sopravvivenza.
Tuttavia, gli effetti negativi – come purtroppo capita di solito – derivanti dai rispettivi rapporti coniugali, seppur lì per lì neutralizzati dalla reciproca assistenza, sfuggono a ogni argine per confluire sul più fragile: il figlio di Maria che, quasi a mo’ di agnello sacrificale, paga colpe non sue sotto un boia che applica sentenze sempre più misteriose.
Teresa non ha problemi economici, ha un marito con un ottimo impiego e due figli modello, mentre Maria ha un figlio scapestrato ed è sposata con un alcolizzato attaccabrighe che non riesce a tenersi un lavoro per più di qualche mese, costringendo così la sua famiglia a sacrifici immani, di cui lui non si rende neppure conto.
Ecco dove sta il valore di questo romanzo, in cui si racconta di un disagio, anche, latente: nell’identificazione del paradigma comune e degli obblighi reciproci tra esseri umani, meglio ancora se vicini di casa e inconsapevoli. Se non altro per riuscire a non andare a fondo del tutto, da soli.
Un piccolo appunto andrebbe alla copertina: non rende pienamente onore alla profondità dell'opera, scritta in punta di penna e con uno stile inclemente e sottile.