Ho intervistato Gaia Conventi, come potrete inequivocabilmente constatare QUI.
Gaia Conventi, siccome in certe occasioni ci si deve dare del lei, inizio a darti del lei. Grazie per avere accettato di dedicarmi un po’ del suo tempo. Diamo per letta la dichiarazione di impegno a dire tutta la verità e iniziamo:
Gaia Conventi, tanto per farlo sapere ai pochi disinformati che non la conoscono, chi è? Cioè, dove è nata, dove ha vissuto, eccetera?
Sempre che la cosa interessi, ovviamente: fingiamo allora che sia così.
Ciao Mario e ora, mi scusi, passo al lei e imposto l’ugola… posso fare due gargarismi?
Ma dicevamo, Gaia Conventi – ehm, no, se parlo in terza persona sembro una psicopatica –, dunque io, sono nata a Goro.
Goro è un piccolo paesino sul Po, cade per caso in provincia di Ferrara, lì è nata anche Milva. Ho vissuto per anni a Ferrara, ora abito a qualche chilometro dalla città. Non sono una tipa stanziale, potessi vivrei in albergo.
Nulla da dichiarare – nulla di spaventoso, almeno – , sono stata barbiere e metalmeccanico, d’estate ho fatto il pescatore di vongole per pagarmi gli studi, in realtà da bambina volevo fare l’idraulico. Sono sposata, ho tre gatti, piante grasse piene di spine e appena posso esco con gli amici a farmi una birra. Va bene così o mi fingo più artistica?
Il suo nome è legato indissolubilmente alla giallistica e al noir. Come mai quest’insana passione?
Forse perché alla fin fine non ho fatto l’idraulico?
Ma tornando seri, credo che la nebbia del ferrarese abbia seriamente influito sul genere in cui ho scelto di cimentarmi, oltre a gravare sui miei reumatismi, naturalmente. La mia è una passione che si è scatenata tardi, non sono quella che già scriveva in pancia a mamma e poi si è fatta leggere il manoscritto dall’ostetrica. Potrei dire che in giovane età avevo di meglio da fare, magari stavo raccogliendo storie per i romanzi che avrei poi ideato, o forse andavo in giro a fare baccano… attività che non ho mai abbandonato, sia chiaro.
Chi scrive gialli, nel DNA ha sicuramente il gene della personalità multipla: assassini, vittime, inquirenti e astanti. Lei cosa ne pensa dei suoi geni (suoi di Gaia Conventi)?
Può essere che la genetica si sia mostrata malvagia nei miei confronti, invece d’andare a passeggio per vetrine, vado in giro a Ferrara per scoprire angolini bui in cui appendere cadaveri per il collo. Diciamo allora che questa passione mi consente di visitare la mia città – amo fare il turista a casa – con occhi sempre nuovi, non a caso nel mio ebook “Giallo di zucca” i morti stazionano in luoghi piuttosto conosciuti.
Probabilmente era destino che mi mettessi a scrivere, non sono adatta a un mestiere “serio”, è la prima cosa che mi hanno detto i vecchi amici del liceo alla notizia che mi spaccio per scrittore.
E qui potrei mentire e fare l’artista, ma io sono un ragioniere della scrittura – e non ho nemmeno fatto ragioneria! – quindi sarò sincera: la passione è nata per caso, era il 2003, improvvisamente mi sono ricordata che sapevo scrivere. Scrivere cosa? All’epoca non mi era chiaro, sono quindi partita da quello che mi piaceva leggere: gialli e noir. E’ stata una serendipity, una scoperta fatta per caso: scrivere mi diverte, smettere adesso sarebbe da stupidi. C’è gente che sostiene non vivrebbe senza buttare giù almeno due righe tutti i giorni, io mi limito a sostenere che è un’attività che mi riesce facile e mette in moto il mio buonumore. Se non scrivessi forse perderei il sorriso, ma non mi arrischio a dire che il mondo perderebbe capolavori.
In rete lei scrive su diversi blog, quello più provocatorio e irriverente è Gumwriters. Chi vi approda viene subito messo in guardia: “poco inclini a spezzarsi. È per caso una minacciosa trasposizione dell’insegna che Dante mise sulla porta dell’inferno? ” Ma come le è saltato in mente di aprirlo?
Sono arrivata su Gumwriters che già il blog esisteva, era tutt’altra cosa ma già stazionava online. Con Maria Silvia Avanzato abbiamo valutato un nuovo andazzo, una nuova grafica, la redazione… Eravamo tutti un po’ stanchi dei salottini online dove ogni libro recensito è un capolavoro e dove nessuno dice mai male di nessuno: tutti amici, un bello scambio di pacche sulle spalle! Ecco allora l’idea: siamo di gomma e spezzarci non è semplice, non lo è per gli editori che si accendono una sigaretta coi nostri manoscritti e nemmeno per i circoli degli amici degli amici. Ecco, siamo fatti così, noi Gumwriters, se scoviamo in giro qualcosa che ci lascia perplessi (EAP, libri impropriamente ristampati a nome di un altro autore – ed è successo davvero! –, concorsi letterari poco chiari, libri illeggibili…) lo spifferiamo sul web. Il blog ha quasi un anno, gli accessi aumentano giorno per giorno, stiamo andando alla grande. Forse in giro ci sono più matti del previsto!
Sempre andando a ficcanasare ho scoperto che lei scrive con piacere anche cose Ferraresi. Che rapporto c’è con Ferrara? Cosa vorrebbe per lei (per Ferrara intendo)?
Tempo addietro mi è venuta l’insana idea di raccontare Ferrara come si farebbe al bar, davanti a uno spritz. Nasce quindi “Ferrara è una repubblica fondata sugli Estensi”, io la chiamo una “guida sragionata” alla città. Mi sono resa conto che della storia ferrarese sapevo poco, per anni mi è stata propinata come fosse una medicina, eppure a raccontarla in maniera diversa diventa molto più appassionante. Sono fatta così, a me non piace scrivere, mi piace raccontare scrivendo, come a un filò davanti al camino.
Ferrara è una città che amo, l’ho adottata – e mi sono fatta adottare – quando avevo vent’anni. Dista da Goro una settantina di chilometri, prima d’abitarci una decina d’anni, la conoscevo più dai libri che dall’esperienza diretta. Come ogni piccola città, Ferrara è settaria, difficile “bucare lo schermo”, eppure prima o poi si sveglierà… il letargo non dura in eterno! Ci sarebbe bisogno di una bella scrollata, la cultura cittadina è impantanata, gli amici degli amici regnano sovrani, ma finiranno per cedere le armi, anche per una questione d’età!
Amo andare al ristorante, faccio mentalmente una classifica con i migliori cappellacci di zucca assaggiati in zona. In cucina invece sono un disastro o, come recita un cartello affisso in casa mia, “ho questa cucina solo perché era inclusa nell’appartamento”.
Se fosse possibile, camperei di pasticche come fanno gli astronauti, mi salva il fatto d’avere un marito meno scentrato di me.
Prima di passare ai libri che lei ha scritto, lei quali autori preferisce, o quali generi – nel caso lei leggesse, ovvio, altrimenti glissi.
Leggo, leggo moltissimo, in maniera compulsiva… e faccio terribili recensioni su Gumwriter.
Anzi, sarò sincera, da quando so che ho un posticino in cui piazzare le stroncature, leggo anche libri a cui mai mi sarei sognata d’accostarmi, nemmeno per sbaglio.
Mi piace Lansdale, leggo i giallisti italiani, amo comprare libri usati. Prima o poi passerò a un ebook reader, quando la soffitta darà i primi segni di cedimento… la cultura ha un certo peso, anche sui solai.
È vero che lei una volta disse che la vista di un mazzo di fiori la fa andare subito alla ricerca del cadavere? Però è innegabile che i fiori sono sinonimo di poesia. Ecco, lei come si pone nei confronti della poesia?
L’ho detto e lo ripeto: sono poetica come un copertone!
In realtà ho scritto qualche poesia, ma nel mio dialetto, sono quindi lieta che risultino incomprensibili al resto del mondo.
La faccenda dei fiori è vera, è cosa che dico spesso, il loro profumo mi fa cercare in giro il feretro: sono votata al realismo ottimista, se la gente sorride è solo perché ha già scovato qualcuno a cui dare la colpa.
Passiamo ai libri che lei ha scritto. Qual è quello a cui è più affezionata. E perché, ovvio, non mi faccia perdere tempo.
Al momento provo un grande trasporto per “CipriaVaniglia” – scritto a quattro mani con Maria Silvia Avanzato –, nel senso che lo trasporto in giro, lo porto a spasso con le presentazioni. Con “CipriaVaniglia” stiamo facendo qualcosa di fuori dal comune – e fuori di testa –, un recital con attrici e musicisti… alla faccia delle presentazioni da sbadiglio!
Spesso e volentieri uccido i vicini antipatici e i conoscenti che non sopporto. La cosa mi diverte e mi risparmia lunghi anni in gattabuia.
Cosa ci racconta di CipriaVaniglia?
È il testo vincitore di Eroxè 2011 di Damster Edizioni, un erotic noir ambientato durante la Seconda Guerra sull’appennino bolognese. Di solito lo spiego così: ci sono dei morti e ci sono dei vivi, i vivi se la spassano parecchio.
Cosa può dirci – si ricordi che è sotto giuramento – dei concorsi letterari?
Bella domanda! Indecisa se smettere di fumare o di fare concorsi letterari, ho scelto la seconda opzione e mi sono sentita subito meglio. Anni addietro credevo moltissimo nel valore di un buon premio e partecipavo con accanimento, poi la cosa mi è passata, vincere il MystFest mi è servito quanto una piega a bigodini. Bella all’inizio, poi vai a letto e il giorno dopo ti ritrovi con la zazzera di sempre.
Che rapporti ha avuto con l’editoria, ossia ha dovuto pellegrinare molto prima di trovare un editore con la E maiuscola, degno di questo nome?
Il mio pellegrinaggio è ancora in atto, vado dall’editore che mi fa pubblicare in maniera onesta, senza spillarmi soldi e senza fare richieste assurde: potrò acquistare duecento copie del mio libro? E le regalo a Natale ai parenti? Certo, peccato io non sia nata nella famiglia Bradford!
Ho pubblicato con editori diversi, i miei primi libri non sono più disponibili per una mia precisa presa di posizione, sono ripartita da zero e non escludo di farlo in futuro.
Scrivo e scriverò finché lo troverò divertente, non è detto che alla fin fine non decida davvero di fare l’idraulico.
E cosa ci dice dell’editoria a pagamento, la famosa EAP.
Per me l’EAP è come la sabbia negli occhi, fastidiosa, ne faccio volentieri a meno. La trovo una scelta editoriale frettolosa, perché non impiegare più tempo per cercare un editore invece d’affidarsi a uno “stampatore per allocchi”?
Si sentirebbe di dare un consiglio a un esordiente?
Tesoro, fai l’idraulico!
Scrittura e politica si sono mai intrecciate sui suoi fogli?
Anni fa ho scritto un romanzo breve – “Il bandolo della matassa” – ambientato a Ferrara durante le due guerre. Anche lì sono riuscita a non parteggiare per l’uno o l’altro, se proprio devo incazzarmi per la politica preferisco farlo davanti a una birra.
Non scrivo di politica e non ho alcuna intenzione di salvare il mondo, scrivo solo gialli e noir, sempre che poi qualcuno me li lasci pubblicare.
Le contesto ufficialmente che in giro si vocifera che lei ama le contaminazioni: non appena può associa reading e musica; natura, boschi, spettacolo e leggende popolari; gelaterie e presentazioni artistiche. Che può dire a sua discolpa?
Colpita e affondata!
È vero, ultimamente mi sto allargando: stanca delle solite presentazioni, assieme a un gruppo di amici carissimi – le attrici Angela Felisati e Lara Mantovani, i musicisti Paolo Rosini, Valentino Marzola e Andrea Fortini – sto portando a spasso “CipriaVaniglia”. Con loro ho partecipato anche a “Nel buio del bosco di Ro”, serata da brivido con racconti drammatizzati, storie legate ai miti della Pianura Padana.
Domani [era venerdì 19 agosto, n.d.r.] con “CipriaVaniglia”, rigorosamente in abiti d’epoca, saremo alla gelateria “La Siberiana”, di Ferrara. Stiamo organizzando le letture e gli interventi musicali, ogni serata ha qualcosa di diverso, ci teniamo a non annoiare e a non annoiarci.
La fotografia, ma non credo sia sana, nel senso che fotografo di tutto, compresi i mercatini dell’usato e i cimiteri. Ho poi una vera passione per le didascalie, i miei amici su facebook sfogliano i miei foto album con la stessa curiosità con cui da bambina sfogliavo Postalmarket!
Concluda con una citazione, un brano, un aforisma, un epitaffio, un qualcosa che le piace particolarmente. Anche inventato.
Il mio motto è da sempre “mai discutere con un cretino, la gente potrebbe non notare la differenza”, ecco perché ho risposto volentieri alle sue domande. Caustica, eh?
Grazie per il tempo che ci ha dedicato, possiamo anche tornare a darci del tu. Ciao.
Certo Mario, grazie per il lei, mi ha fatto sentire centenaria. E come diciamo nel ferrarese: “ciao bel!”