Da secoli si festeggia la nascita di quel tizio nato in strane circostanze e per misteriosi motivi. Anche adesso, nel Nuovo Mondo post 21th, la moda è rimasta.
E anche io devo rinascere, non posso più rimandare.
Ho iniziato dal mio appartamento, poi quando sarà il momento uscirò allo scoperto. Voglio fare le cose con calma.
Dormo sul pavimento, ho spostato i mobili e li ho riposizionati a casaccio. Mangio dove e come capita. L’unico obbligo sono l’igiene è la pulizia, quelle devono regnare incontrastate in un mondo, il mio, quasi asettico.
Ho girato alcuni quadri e ho sparso ovunque i miei libri, anche quelli vietati, aperti su pagine a caso. Li osservo mentre tentano di offrirmi frammenti d’arte varia. Osservo anche gli alberi di Natale, anche loro mi osservano e aspettano. Ne ho rubati 8, poi vi dirò.
Apro la finestra e respiro l’aria frizzantina del tardo pomeriggio; le luci colorate della festa m’innervosiscono, devo chiudere quasi immediatamente. La gente che sta diventando brava a comando m’infastidisce. Io sono attentamente cattivo. Soprattutto in questo periodo.
Che bello, i bambini insegnano ai grandi a essere bravi nello stesso momento in cui i grandi insegnano ai bambini a vivere. Appena la mia mente avrà deciso di darmi un po’ di tregua cercherò di scoprire quando un bambino smette d’essere bambino.
Che bello un corno! Che stucco, casomai.
Passo ore accucciato in ogni angolo della mia casa a meditare, non l’avevo mai vista da quelle prospettive. Non avevo mai sentito gli odori di quegli spigoli.
Metto musica a tutto volume e ballo da solo, sono bravissimo. È musica natalizia, la metto a tutto volume, voglio che copra quella che proviene dalla strada a invadere senza autorizzazione il mio spazio.
Ho sparpagliato tutti i miei documenti. Oramai è quasi impossibile ricomporli nelle loro cartelle. Domani li appallottorerò per addobbare i miei alberi di Natale. Ne ho presi otto, cioè li ho rubati. L’ho detto prima. Ho rubato i pacchi destinati ai miei vicini; quanto prima gli Ispettori Governativi andranno a chiedere loro chiarimenti e sicuramente passeranno un bellissimo Signor Natale in qualche istituto di rieducazione temporanea.
Felicitations!
Riapro la finestra e lancio un vaso di rame verso una coppia di babbi natale. Ne centro uno sulla nuca, cade tra la folla festosa. Prima che qualcuno si possa rendere conto da dove è arrivato quel bolide, ho già chiuso. Poi sono anche al buio e posso spiare dalla finestra senza che nessuno mi veda. Babbo Natale si sta rendendo conto della bontà natalizia, steso tra i passanti. L’altro è fuggito, a chiedere aiuto dirà, con il sacchetto delle offerte e delle caramelle.
Mi sono anche già arrivate due diffide dall’Ufficio Territoriale – Sezione dei comportamenti, se cerco bene forse là in mezzo le ritrovo.
Sul posto di lavoro ultimamente percepisco una strana atmosfera: al mio arrivo mi sembra che la gente smetta improvvisamente di parlare e di sparlare; proprio loro, proprio i miei presunti migliori amici, i miei compagni di nottate sgangherate e di bagordi, quelli con i quali abbiamo passato ore indimenticabili a pontificare sul come e sul se, a ridere a crepapelle. Sì, ma prima della rivoluzione, adesso ognuno di noi deve contribuire al risanamento del Paese. Basta individualità.
Adesso riempiono il vuoto Statale con comportamenti ridicoli. Untuosi, ostentano una delicatezza d’animo fuori dal comune, una sopraffina sensibilità, ma verso tutto ciò che è lontano da loro. “È Natale! Oh, quanta cattiveria c’è nel mondo! Oh poveri bambini poveri, che gente cattiva che c’è nei posti lontani.”
Oh, tanti auguri! Ma Buon Natale, tanta felicità. Anche quando entrerò qui con una motosega. O un sacco pieno di serpenti, devo ancora decidere. Smiles.
Tutto ciò che è vicino invece li infastidisce. Pura e prudente demagogia, un sano frullato di nulla, ma se non lo condividi partono gli insulti. Sempre annoiati e immobili nella gabbia di livore in cui lo strapotere li ha irrimediabilmente relegati lasciando loro solo l'uso delle parole. Tutte persone semplici e chic al contempo, che credono nelle cose semplici, che odiano la falsità e che inseguono un sogno. Mai smettere di inseguire i sogni e di sognare. Che questo Natale sia un po’ migliore per tutti e ci porti un po’ più di serenità. Bleah.
Sai quanto me ne frega.
Mi fanno solo ridere, un po’ come i pagliacci al circo. Ma adesso arriva il Natale e io nasco. O rinasco? Non so.
Devo sbrigarmi a decidere. Tra due ore mi porteranno via e con ogni probabilità sigilleranno l’appartamento per poi bonificarlo. Gli ispettori governativi sono efficientissimi.
“Lei è folle, sta rischiando la lobotomizzazione, desista immediatamente”, mi ha nervosamente consigliato l’avvocato. Grazie, un decimo di stipendio a Lei per il parere, auguri.
Ho oscurato i sensori di movimento e ho ripreso a pensare.
Ero quasi pronto per uscire allo scoperto, forse avrei ucciso qualcuno o avrei rapinato, ma credo che avrei iniziato dal furto semplice e dagli insulti gratuiti. O forse solo indossando abiti a casaccio. Ma adesso ho deciso: Tanti auguri di Buon Natale, a me.
Devo decidere se aspettarli e gridare al mondo che non è come vogliono farci credere, o fuggire.
Se almeno sapessi in anticipo dove e come mi vogliono portare sfrutterei ogni istante prima della lobotomizzazione: lo riempirei vivendolo con tale intensità che non basterebbe una vita intera per ripeterlo. La mia ghiandola pineale è capace di fare miracoli.
Devo rifarmi. In tutti questi anni non ho capito nulla, devo ritrovare il senso del passato se la memoria e il tempo mi assistono. Non so come, non so chi, ma mi hanno seriamente destabilizzato e devo rimediare. L’unico modo è disfare tutto, aprirlo, guardarci dentro e ricomporlo sperando che non manchi nessun pezzo.
Ho schierato sopra il letto capovolto tutte le mie bottiglie di liquore e ho bevuto e pensato finché il sonno non mi ha vinto, costringendomi in un labirinto onirico pazzesco. Un rumore lievissimo mi ha svegliato, il mio stato mentale di transizione è ancora fragile. Il 21th non è ancora perfezionato.
Qualcuno ha infilato un foglietto sotto la porta ed è scappato via.
È anonimo, ovvio. Lo leggo e prendo la mia decisione.