L’ho messo apposta per avere da qualcuno di voi, razza di perdigiorno che però amo alla follia, una risposta.
Dunque, sintetizziamo, ché io sono minimalista.
La casa editrice “Casa dei sognatori” da qualche mese ha lanciato un’iniziativa che, a suo dire, è unica al mondo: la “I sognatori factory editoriale”. Come funziona? Le istruzioni sono qui, ma io ve le riassumo:
1. selezionare cento persone disposte a collaborare mettendo a disposizione le proprie competenze editoriali;
2. una volta trovate, far loro acquistare sette libri della casa editrice, per un valore gobale di circa 70 euro come “tassa di ingresso”;
3. una volta composta la squadra, ognuno deve mettersi a disposizione di chi, tra i cento selezionati, ha un manoscritto che vorrebbe pubblicare (non verranno più accettati manoscritti da “esterni”), correggendo, editando, limando e revisionando. Gratis;
4. chi verrà pubblicato, grazie all’aiuto – gratuito - degli altri novantanove colleghi, potrà usufruire di un regolare contratto di edizione, con tanto di riconoscimento dei diritti d’autore e senza sborsare un quattrino.
Io mi chiedo, ma tutto ciò non è assimilabile all’editoria a pagamento?
No, perché se per essere pubblicato devi prestare la tua opera gratis, anzi, devi anche pagare per poterla prestare (il pagamento, a dire dell’editore, è dovuto alla necessità di vedere chi è realmente interessato al progetto e chi no…), a me sembra un po’ EAP.
Il regolamento generale parla chiaro, ma mi colpisce molto l‘articolo 11:
“Gli autori accettati nel gruppo si impegnano ad assumere un comportamento consono alle ragionevoli aspettative dell’Editore, il quale si riserva la possibilità di richiamare a un’adeguata condotta gli scrittori che dovessero assumere un habitus contrario – in toto o in parte – a quello caldeggiato, e in assoluto necessario per la buona riuscita delle iniziative della factory, nonché per la serena e fruttuosa cooperazione tra gli scrittori ammessi. Dopo gli opportuni richiami, l’Editore si riserva la possibilità di allontanare dal gruppo gli iscritti poco inclini ad accettare le regole condivise all’interno della casa editrice. Eventuali allontanamenti condurranno alla ricerca di nuovi scrittori.Gli autori allontanati non avranno diritto ad alcun tipo di rimborso (in primis della quota associativa). Ulteriori particolari verranno stabiliti al momento di stilare il contratto per la pubblicazione di un manoscritto.”
Cioè? Quali sarebbero questi comportamenti consoni? No, perché cento persone (anzi, alla fine saranno centodieci) sono difficili da gestire, e sulla base di cosa verranno effettuati i richiami? E poi, cosa più importante, quali sarebbero i particolari aggiuntivi inseriti nel contratto di pubblicazione? Si deve entrare così, sulla fiducia?
Ma c’è anche l’articolo 12 che mi lascia perplesso:
“Ogni autore iscritto alla factory sarà libero di svincolarsi quando vorrà e, qualora lo ritenesse opportuno, senza dover entrare nel merito della sua decisione. Dovrà però esplicitarlo obbligatoriamente via mail, in modo tale da consentire all’Editore l’immediata ricerca di un sostituto. Anche in questo caso non è previsto il rimborso della tassa di iscrizione e/o di altre (eventuali) somme versate spontaneamente sul conto della casa editrice (ad esempio per l’acquisto di un libro). Ulteriori particolari verranno stabiliti al momento di stilare il contratto per la pubblicazione di un manoscritto.”
Cioè? Somme versate spontaneamente sul conto della casa editrice?? (ad esempio per l’acquisto di un libro??) Ma chi è che manda spontaneamente soldi a una casa editrice, per la quale, oltretutto, non solo lavora gratis ma ha anche pagato per poterci lavorare?
Sono perplesso. Prima di dare a voi la parola, vorrei sottolineare una delle tantissime frasi entusiaste dell’ideatore di questa fantastica cosa:
“C’è gente che (in barba a chi rosica e ha le braccine corte) è stata presa nella factory e, dopo aver acquistato i sette libri della quota associativa, ne ha presi altri perché dai vostri scrittori c’è molto da imparare. [quindi qualcuno, forse, ha sollevato qualche eccezione, forse un rosicante dal braccino corto, ossia che non vuole sganciare i soldi]
…
C’è gente che non è stata presa ma ha chiesto di poter comprare comunque sette libri. [Capito? C’è gente che chiede il permesso all’editore di poter comprare i suoi libri!]
…”
Mah. Fatemi sapere.