Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 20:11 del 07/01/2007
È fatto obbligo di seguirla fino in fondo.
Personaggi ed interpreti:
Il postino: un postino;
L’avvocato: un avvocato in pensione;
La voce narrante: l’oste direttore;
Le altre comparse: altre comparse.
Colonna sonora obbligatoria.
Lo avevano oramai definitivamente trasferito alla S.C.D., Sezione Consegne Difficoltose. La sua bravura nel riuscire a consegnare la posta anche ai destinatari più stravaganti aveva contribuito a tale promozione, per la quale lui, il povero postino con moglie e due figli piccolini a carico, non era per nulla felice. Però il lavoro scarseggiava e quindi ci si doveva adattare; almeno la paga era buona e gli incentivi non mancavano.
Ma quanta pazienza ci voleva, e soprattutto quanta perizia e quanta disponibilità, nell’assecondare e nel compiacere le persone per cercare di convincerle a firmare il registro delle consegne.
Tuttavia il pensiero della ricompensa gli dava la giusta dose di coraggio e di intraprendenza.
Cercò la casa in cui abitava il destinatario della raccomandata, un avvocato in pensione che con l’età – si mormorava – aveva iniziato a fare cose bizzarre, tanto che nessuno dei suoi colleghi ci era più voluto andare – senza renderne nota la ragione – ragion per cui la pratica era passata di competenza alla S.C.D..
Prese un profondo respiro, percorse tutto il vialetto di ingresso e suonò il campanello dell’elegante villetta e attese, nella speranza, che tuttavia sapeva vana, che nessuno rispondesse, o che aprisse qualcun altro informandolo che oramai la persona da lui cercata non abitava più li.
La porta si aprì automaticamente con un piccolo scatto e lui varcò la soglia.
-“Permesso?” nessuno rispose.
Si avviò per il buio corridoio al termine del quale si vedeva una grande porta a vetri che dava su una stanza illuminata. Arrivato davanti alla porta a vetri il postino educatamente bussò di nuovo:-“Si può?”
Dall’interno si udivano dei rumori, sicuramente c’era qualcuno, e senza aspettare risposta aprì la porta.
Lo spettacolo che gli si presentò lo lasciò esterrefatto.
Lo stava aspettando un uomo grassoccio, che indossava una parrucca a caschetto blu cobalto e intimo femminile; un completino intimo, quello che indossava l’avvocato, anche carino, volendo: perizoma, reggiseno e reggicalze, in seta di colore grigio perla, con finiture in pizzo.
L’uomo gli dava le spalle in modo tale che si potesse ammirare un sederone stropicciato enorme, che metteva a dura prova gli elastici degli indumenti, sotto i quali sembrava dovesse implodere da un momento all’altro.
Il postino fece le viste (come diceva il Manzoni) di trovarsi in una situazione più che normale e cercò disinvoltamente di attirare l’attenzione del destinatario di quella raccomandata che, se regolarmente consegnata, gli avrebbe fruttato una cospicua ricompensa dall’ufficio.
-“Mi scusi, buongiorno, dovrei consegnarle una raccomandata”, disse porgendogli sia la busta sia il registro per la firma.
L’uomo si girò verso il postino e, continuando ad accarezzarsi le parti posteriori con una mano, allungò l’altra dicendo:
-“Quanti ricordi dietro me,
li segnerò nel diario della vita
e terrò quei vecchi batticuori nel presente mio
di bianco e rosso vestirò.”
Un brivido lo percorse lungo la schiena al pensiero di quali potessero essere quei ricordi retrostanti che passavano per la testa (e non solo) del destinatario della raccomandata; non osava nemmeno pensare a cosa alludessero quei “vecchi batticuori” ritenuti sempre attuali. I batticuori sono sempre legati ad una speranza, ad una attesa, e lui sperava di non essere la causa principale di quel batticuore redivivo.
Quell’ermetismo non gli piaceva.
Già temeva un epilogo drammatico, considerati altresì i suoi gusti sessuali, improntati alla più assoluta e genetica tradizione, e replicò:
-“No, scusi, non è un diario mio personale, ma è un registro di consegna e lei lo deve solo firmare e restituirmelo, però se prima vuole, magari, andare a vestirsi, anche di bianco e rosso, faccia pure, io aspetto qui, anzi mi scusi se ho interrotto i suoi ricordi”.
L’avvocato uscì dalla stanza, ballando e volteggiando su se stesso, per rientrarvi dopo pochi minuti, indossando un vestito da sposa bianco candido, con una veletta rossa sul viso, scarpe rosse e borsetta in tinta.
Al suo ingresso si rivolse nuovamente al postino, il quale proprio in quel momento si stava per accendere una sigaretta, al fine di stemperare tutto il nervosissmo della situazione. Lo sapeva che fumare in quel momento non era né etico né professionale, ma la situazione stava prendendo una piega tale che la sua piccola trasgressione ne sarebbe risultata di minima valenza.
-“Sarò un angelo per te
quella donna che puoi stringere sul cuore”
Poi accendendo la sigaretta al postino, precedendolo con un accendino a forma di putto alato nudo, continuò:
-“ma se occorre come il sole
i tuoi sensi accenderò”.
E poi strappandogliela repentinamente dalla bocca:
-“e piano piano poi li spegnerò.”
-“Ha ragione, avvocato, mi scusi”, disse il postino nella speranza di non farsi sfuggire la situazione dalle mani, “non avrei dovuto permettermi di fumare. Senta, mi può mettere una firma qui, così le cons…”
L’avvocato novello sposo continuò, abbracciando il postino:
-“Donna con te
di me chissà che sai,
donna con te
se tu lo vuoi”
Il postino trasalì e cercò di sottrarsi da quel torbido abbraccio con una brusca e istintiva manata e replicò:
-“Io non so nulla di lei, se non il fatto che dovrei consegnarle della posta urgente. Non voglio nient’altro che una sua firma, se vuole può fingere di essere donna mentre la appone, purchè usi le sue generalità di battesimo. La prego, non mi metta in imbarazzo, si allontani, non mi tocchi e non mi guardi così, sono in servizio e sono anche sposato.”
Ma l’avvocato, sotto l’effetto della poderosa manata, che solo per un caso fortuito non si era trasformata in un pugno, continuava lascivo e sinuoso:
-”Le tue mani su di me
stanno già forzando la mia serratura”
E, sottrattosi alla rude manata, aprì sul davanti il vestito da sposa che indossava mostrando di essere vestito, sotto, da ballerina classica, poi continuò:
-“ma la porta del mio cuore all'improvviso si aprirà
ed un'altra donna uscirà.”
Poi sfilatosi i collant li fece roteare sensualmente per l’aria e li passò sul viso dell’allibito postino:
-“Sarò una donna che ritrova la sua femminilità
e te la regalerà.”
Prese un grosso cestino di cristallo pieno di frutta mista che si trovava su un tavolino e se lo mise in equilibrio in testa, quindi continuò:
-“Donna che ti fa stupire
solo con la sua semplicità
e che ti amerà.
Donna
Donna”
Era giunto il momento di fermare quella furia e di trovare una soluzione. La situazione stava quasi per precipitare.
-“Avvocato senta, lei è uomo, questo è incontestabile, per cortesia o mi mette una firma qui, oppure io non ci torno più da lei, e lei non saprà mai cosa c’è in questa busta. Magari è una cosa importante, magari una lettera di qualche sua fiamma lontana. Peggio per lei, e comunque abbia rispetto per il mio lavoro”.
Si era giocato il tutto per tutto, lo sapeva che se fosse tornato in ufficio senza avere consegnato la posta la sua ricompensa sarebbe sfumata. E sapeva anche che per soldi tutto è fattibile.
Non si sa come, ma dopo un po’ la firma apparve sul registro…
Il postino - incassata la firma - aggiustandosi la divisa e augurandosi tutto l’augurabile, uscì e si diresse velocemente verso la sua bicicletta, sia per fuggire da quel posto, sia per esaudire un piccolo, ingenuo, ultimo desiderio dell’avvocato il quale, vestitosi da damina dell’800, sedette assieme a lui sulla bicicletta e assieme si avviarono lungo la strada.
-“avvocato, si ricordi, solo un giro dell’isolato, eh, poi mi lasci tornare al lavoro”
L’avvocato, felicissimo di poter esaudire un desiderio che covava da anni, continuava a cantare, all’aria aperta e a squarciagola, agitando le mani:
-“Quanto cielo su di noi
questa mia età colorala se puoi
e delle notti in bianco e nero quelle le cancellerò
perchè donna io con te sarò.”
“Si appunto, quanto cielo su di noi. Speriamo che il cielo abbia visto e provveduto a tutto, a colorare la sua età ci penserò io dopo”, pensava il postino mentre pedalava, peraltro faticosamente, considerata la stazza del suo indesiderato passeggero, che si era accomodato sulla canna, con tutte e due le gambe da una parte, causando critici spostamenti del baricentro del velocipede, che procedeva a zig-zag.
Durante quella infausta passeggiata passarono di fronte ad altre villette, nelle quali abitavano, evidentemente, vecchie conoscenze dell’avvocato il quale, proprio in quelle corrispondenze, aumentò il tono della voce, sempre gesticolando esageratamente, col chiaro intento di mettersi ancor più in evidenza:
-“Sarò una donna che ritrova la sua femminilità
e te la regalerà.
Donna che ti fa stupire solo con la sua semplicità
e che ti amerà.
Donna
Donna
perchè donna io con te sarò.
perchè donna io con te sarò.
perchè donna io con te sarò.
perchè donna io con te sarò.”
Il postino sapeva che tutto stava per finire e che la ricompensa avrebbe sanato ogni successivo senso di disagio, era solo questione di pochissimo tempo. La firma era già al sicuro nel registro.
L’ultimo tratto di strada però, anche se volgeva di nuovo verso la villetta degli orrori, serbava ancora delle imbarazzanti sorprese.
Tutte le amiche dell’avvocato si erano appostate lungo la strada e, lanciando fiori e bigliettini profumati al postino, cantavano speranzose in coro:
-“Donna con te
di me chissà che sai
donna con te
se tu lo vuoi.
Donna con te
di me chissà che sai
donna con te
se tu lo vuoi.
Donna”.
Ritornati davanti casa, al termine del giro che da anni sognava, l’avvocato scese dalla bicicletta, salutò cortesemente il postino dicendo: -“alla prossima, mon cherì”.
Il postino con sospetta gentilezza riaccompagnò l’avvocato fin dentro la villetta dove, fulmineo, gli sferrò un possente pugno in faccia, controbilanciato da un altrettanto vigoroso calcio in quel culone adiposo. Cadendo l’avvocato si strappò il vestito, originale dell’800, e ruppe due vasi di porcellana bavarese, costosissimi, ai quali tentò vanamente di appigliarsi per non cadere. Per completare l’opera il postino gli mise anche a mo’ di collana un quadro fiammingo, inquietante, che – appeso ad una parete del corridoio - accoglieva orrendamente chi aveva la sventura di accedere a quella sinistra abitazione.
-“Ecco, volevi colorata la tua età? Va bene questo bel blu ecchimotico?”
Mentre il postino, questa volta definitivamente, si stava allontanando, si udiva provenire dall’interno della villetta la voce del ferito:
-“ah si postinaccio maschiaccio, picchiami di nuovo, forte, ho capito adesso cosa vorrai la prossima volta che mi dovrai consegnare una raccomandata”.
Applausi.