
Caspita che scopertona nevvero? Me n’ero accorto anche io (che sono tardo di natura) che hanno un loro peso, visto che a ogni mia recensione negativa si è mosso un esercito di persone pronte a crocefiggermi in sala mensa (e immaginatevi la mia paura!), anche se in privato, tra di loro, piangendo, dicevano che, tanto, in questa Bettola non si dice mai nulla di interessante e che l’ignorarmi sarebbe stata la cosa migliore (sì, come no, marameo). Ho ricevuto parolacce (e minacce di vario tipo, anche di tipo mafioso) da gente comune, da passanti, da editori, da lettori, da avvocati, da gente che è solita scrivere del proprio ombelico, da giornalisti RAI, da titolari di associazioni culturali, da anomini (sì, ho fatto credere loro di non sapere chi fossero, pensano di essere stati anonimi, per non parlare degli emissari che ho ricevuto per perorare - o eliminare - questa o quella stroncatura), insomma da tutto un parterre di gran pregio. Quindi, per farla breve, i lit-blog hanno ECCOME peso, viste tali reazioni, questa Bettola compresa. Ricordo con tenerezza - scusate mi tergo una laGrima dal volto, or che mi sovviene - quello scrittore di gabbiani e di cuori tracciati sulla sabbia che, per (tentare di) convincere chissà chi (presumo se stesso) che questo blog è inutile e non viene letto da nessuno, ha pubblicato sulla sua bacheca di Facebook il report di non so quale contatore web, o quell'altro che, con molta eleganza, ha detto che di QUESTA recensione ne avrebbe parlato durante uno degli incontri tenuti in seno al suo interessantissimo corso di scrittura creativa per affrontare il tema: la frustrazione degli scrittori falliti (QUI). E lo scrittore fallito sarei io, ovviamente, mica l'autrice che ho stroncato (a meno che non abbia capito male io).
Insomma ‘sti cavolfiore di blog pesano. Ricordo, tanto per dire, l’esperimento segretissimo di circa un anno fa organizzato da alcuni blogger. In pratica avrebbero dovuto parlare BENE E SOLO BENE, di un determinato libro, ma così eh, mica per altro, giusto per vedere se la cosa funzionava. L’esperimento però non è rimasto segreto manco per niente e tutto è finito in una bolla di sapone (rinfrescatevi eventualmente la memoria qui).
I lit-blog costituiscono una forza non da poco e quindi bisognerebbe trovare il modo per... che ne so...
Insomma, per farla breve, ho scoperto che una casa editrice di tutto pregio ha deciso di indire un bellissimo corso su “Come creare un blog letterario di successo”, alla modica cifra di 320 euro a cranio, per ben due giorni di corso. In poche parole, in due giorni, pagando, si diventa un bel lit-blogger diplomato e accreditato (ché tanto oggi tutto fa curriculum).
Sarò maligno, andrò all’inferno, ma non è che per caso c’è qualcuno che vuole iniziare a controllare questi strani personaggi – cani sciolti – che scovano cialtronerie editoriali e le denunciano ai quattro venti? Magari i vecchi blogger nervosi non aderiscono manco per niente, ma c'è tanta bella gioventù a caccia di vetrine virtuali. Sarebbe così bello creare un circuito di blogger certificati - mica rane dalla bocca larga come sono adesso - con attestati di gran pregio.
No, perché, davvero, leggendo il programma di questo corso ho fatto un balzo sulla sedia. Cito a caso:
§ Leggere i libri - Letture libere e letture obbligate [letture obbligate? E da chi? Dal dottore?] - Come scegliere i libri da leggere [ecco, magari quelli di qualche editore a caso, magari…];
§ Scrivere di libri - Trama o non trama? … Taglio, lunghezza, stile [è così che si diventa recensori, cavolo!];
§ Creare il proprio blog - Linea editoriale: come parlare di libri e a chi [certo, mica a tutti eh...];
§ Contenuti - recensioni: cosa fare e cosa non fare [ecco, appunto... quelle, le recensioni, sono peggio dei danni di Carlo in Francia...]
Ma poi non poteva mancare la perla: FARE SOLDI - Retribuzioni interne: pagare i collaboratori? [ehhhh, bel dilemma, chi ci avrebbe mai pensato, magari si potrebbero non pagare quelli meno violenti e quelli più remissivi e, anche, quelli più influenzabili ché, si sa, i soldi fan sempre comodo].
Ora, per carità, ognuno può fare i corsi che vuole, però, un lit-blogger dev’essere LIBERO da ogni vincolo. Mi chiedo, oltre a quale tipo di preparazione potrà scaturire da un corso simile, ma poi, il blogger neopatentato come si porrà nei confronti delle pubblicazioni di Minimum Fax o di Finzioni? Ma, soprattutto, come verranno condotti gli incontri? In quali condizioni? Di piena libertà e indipendenza? Mah… Oh, vabbe’ che quasi quotidianamente ricevo messaggi da parte di psicopatici che mi chiedono chi mi paga o per chi lavoro, quindi forse questi sono i corsi del secolo.
Quindi, cari ragazzi, meditate e, soprattutto, se vi accorgete di avere comprato un libroddimerda solo dopo averlo letto, o piangete per notti intere dopo che un organizzatore di concorsi poVetici vi ha zanzato qualche centinaia di euro per inserirvi nell’Antologia più stupenda dell’universo che ne parlano anche in America, sappiate che i lit-bogger – quelli liberi, indipendenti e con tanto ma tanto pelo sullo stomaco - servono anche per avvisarvi in anticipo.
Se poi, invece, volete proprio partecipare, ma proprioproprioproprio, effatelo, orbene! Andrete a far parte di un nuovo mondo (un modo validissimo eh, per carità, siamo tutti sotto lo stesso cielo) e noi, vecchi lit-blogger vi seguiremo con moltissima attenzionissima, sapevatelo, preparatevi.