Un piccolo editore mi tagga in una sua geniale quanto fondamentale rifessione (premetto che tutto ciò che sto per scrivere trova riscontro QUI e se per caso il post venisse cancellato, io ne ho una copia).
Amo...
Tutti, uomini e donne, che sanno scrivere ed emozionare.
Odio...
Tutti, uomini e donne, che pensano di saper scrivere e ci propinano solo storie insulse e banalità desuete.
Questo mondo fatto solo dell'apparire e non dell'essere, abitato da gente che sa concepire solo sciocchezze, poi le scrive, e si vanta se una manciata di insulsi e qualche anima compassionevole gli ha elargito un "like".
Io vivo ancora. Dio ancora non mi vuole tra le schiere dei demoni infernali. Mi concede ancora tempo per poter amare e odiare... forse ha semplicemente paura che io vada a criticare l'organizzazione dell'Inferno.
Sulla pregnante profondità di questo enunciato su un tema così innovativo (le emozioni e l'apparire) non appare il caso di soffermarsi, meritano (si fa per dire) invece i commenti apparsi sotto il post; post che dovrebbe denotare una certa sensibilità artistica, peccato però che poco dopo si scada nel pecoreccio, infatti l’editore/autore del rivoluzionario pensiero, dall'alto della sua altissima competenza si affretta a precisare che:
Magari, se avessi la possibilità di conoscere di persona tutti quelli che pensano di saper scrivere, ne troverei anche qualcuno che varrebbe la pena di provare a salvare... indicandogli un mestiere diverso e meno illusorio... Una persona può avere la capacità di suscitare emozioni (di persona), ma non è detto che sappia anche come trasformare le emozioni in parole. Kafka, mi emoziona! Montale, mi emoziona! Dante, mi fa piangere! la Ginzburg, scrive da Dio! Belem Rodriguez anche mi emoziona... ma dubito che sappia anche scrivere!
Ora, perché Dante lo faccia addirittura piangere davvero mi sfugge, ma soffermiamoci su “Belem Rodriguez”, che presumo sia la famosa Belen farfallinata, perché su di lei si incardina subito una discussione di finissima matrice sociologica. Sorvoliamo anche sul curioso trinomio emozionale Belen/Kafka/Montale.
Arriva subito la nota scrittrice/poetessa Maria Antonietta Pinna armata di accetta e, dall'Inghilterra dove da anni vive, con grazia windsoriana sentenzia:
“se vi emoziona un'oca decerebrata tutta rifatta dalla testa ai piedi, con la faccia da cavallo, che non riesce a mettere due parole in croce senza gobbo, siete messi male direi... A me fa cagare... Piace alle checche isteriche che odiano le donne e hanno bisogno di un'icona bambola senza personalità in cui identificarsi, piace alle donne che vogliono imitarla perché non hanno carattere e agli uomini vittime dei mass media che non vedono oltre le pratiche del chirurgo plastico e oltre i movimenti del loro organo sessuale a cui il potere prescrive il modello da seguire. Solo in Italia donne che non sanno fare letteralmente niente, ossia non sanno ballare, non sanno recitare, non sanno nemmeno parlare, riescono sbandierando due coscette e due tette rifatte, a fare successo... Perché L'Italia è un paese di minchioni e maschilisti che vedono la donna come una bamboletta senziente e incapace, buona solo a mostrare il fisico senza saper fare un'emerita ceppa...”
Insomma, secondo lei, Belen – di cui scrive tutto il male possibile – piace alle checche isteriche, va ben, è una sua idea, ma quello che più stupisce è la replica dell’editore che ha esordito con l’alato post di cui mi ha reso parte:
“UNA GIORNATA PARTICOLARE (ideale)... sveglia con caffè e brioche, serviti su un balcone vista mare, con accanto la mia infermiera preferita (l'età è l'età) che si prende cura del mio benessere. Passeggiata sulla spiaggia con Maria Antonietta Pinna a parlare di letteratura e poetiche complesse. Pranzo e pomeriggio intero con Erika Petrossi, a parlare di teatro, scene, attori, emozioni e a come rendere indimenticabile lo spettacolo che stiamo per allestire. Cena e dopocena con un prete, un primo ministro e un poetastro, e un grande editore perchè se non mando a cagare qualcuno non sono soddisfatto. Alle 23:00 seduta scopereccia con Belen... basta un'oretta di solo sesso e silenzio. Di più non potrei darle, di più non potrebbe darmi. Buonanotte. Che bella giornata!
Visto che sensibilità? Che eleganza, che competenza, l’editore? Visto come si passa da Questo mondo fatto solo dell'apparire e non dell'essere, dalla Ginzburg, dalle emozioni al più "sano" maschilismo? Visto come sarebbe la sua giornata ideale? IDEALE! Di più non potrei darle, di più non potrebbe darmi. Be’, certo, lui ha anche una notevole componente culturale, lei, Belen, invece, serve – secondo lui – solo a una cosa (e per un’oretta, certo). Evidentemente ha studiato a fondo il personaggio (o magari è un esperto del genere), così come pare lo abbia studiato altrettanto bene – seppur sotto altri aspetti – la Pinna. Non sarò di certo io a certificare, qui, l’utilità della Rodriguez nel mondo, dico solo che c’è di peggio, se proprio vogliamo andare a cavillare.
Del mio stesso avviso è anche la signora Anna Giacomazzo Mugler, che interviene sotto l’aulico post per sottolineare l’esagerazione della Pinna.
Ecco, da qui in poi la situazione va in vacca del tutto: la Mugler viene attaccata prima dalla Pinna, poi da un’altra famosissima scrittrice, tale Chiara Bezzo. Senza pietà, le due grandi penne vanno a caccia in rete di notizie, pettegolezzi e di brani a firma della Giacomazzo Mugler per nutrire il loro accanimento che raggiunge livelli di elegia altissimi. Con ogni evidenza si reputano due grandissime autrici (da notare la la Mugler NON esibisce le proprie abilità scrittorie, né va a ficcanasare in quelle altrui). Non contenta, per chiarire al mondo in attesa del suo parere, la Pinna scrive anche un intelligentissimo post sulla vicenda – post in cui continua a fare a pezzi la Giacomazzo Mugler che ha osato dire la propria opinione – e ne riporta il link nei commenti.
A completare la baruffa, l’editore che ha scritto la riflessione di partenza, con gran classe, afferma che tutto ciò (ossia anche il linciaggio da parte del duetto Pinna/Bezzo, entrambe abituate a frequentare solo notabili di altissimo rango e a scrivere capolavori destinati a far parte dei programmi scolastici degli istituti più prestigiosi del mondo) “è da morire dalle risate”.
Se avrete la pazienza di leggervi lo scambio di battute, noterete un crescendo di affetto, verso la Giacomazzo Mugler, che neppure nelle peggiori bettole dell'angiporto di Genova. Cose davvero da far morir dal ridere. Le pazze risate! Le pazze risate che si fanno associando il modo di scrivere di una persona alle proprie opinioni personali. Le pazze, pazze risate che si fanno nel vedere una persona insultata perché ha idee diverse.
Per motivi di privacy non posso aggiungere altro, ma avrei alcune cosette "pruriginose" da contestare, ma tanto chi leggerà capirà benissimo.
Poi, per quale motivo la nota poetessa/scrittrice Maria Antonietta Pinna si scagli sono sulla Mugler e non anche contro l’editore (entrambi, sebbene in modo diverso, trovano interessante Belen) non è chiaro, ma non cavilliamo.
Be’, che dire, complimenti alla correttezza e alla classe di questa batteria di intellettuali («Se l'è cercata», mi ha risposto l'editore, quando gli ho fatto notare l'inopportunità della conversazione, soprattutto in un contesto editoriale).
Ah, dimenticavo, a breve recensirò un’opera di una di queste scrittrici (e qui andrò sul sicuro, visto che tale scrittrice mi ha riconosciuto come ottimo recensore), in modo tale che tutti possano farsi un’idea delle qualità dei partecipanti al suddetto salotto letterario.