Una realtà editoriale di tutto rispetto, quella diretta dalle sorelle Eliana e Chantal Corrado, con sede a Napoli e impegnata nella ricerca della qualità. Ho scambiato alcune chiacchiere con le due (oltretutto simpaticissime) editrici, ecco cosa mi hanno risposto.
Buongiorno, allora per iniziare la domanda di rito: raccontateci in un tot di battute la storia della vostra casa editrice, compresi i gossip (anche personali). Siete due, è vero, quindi gestitevi le risposte come meglio credete, anche perché le domande saranno sparate in ordine sparso.
Il gossip è che bisogna essere veramente folli per mettere su e mandare avanti una casa editrice!
Quindi siamo due folli; una buone dose di coraggio, corsi nell’ambito editoriale, amore e passione per i libri e per tutto quello che c’è prima e dopo la realizzazione di un libro hanno fatto il resto. Il progetto primordiale è stato quello di mettere su una casa editrice attenta a immagine e contenuti, di pubblicare pochi libri l’anno e soprattutto di seguire gli autori promuovendo bene le loro opere. A tutt’oggi il progetto di fondo è rimasto invariato, e ci sembra ancora un progetto abbastanza ambizioso.
Com’è strutturata la vostra casa editrice?
Chantal e Eliana Corrado editrici ed editor, Vincenza Curcio ufficio stampa, Alessandro Ferri e Andrea Cianci grafico e webmaster, Martina D’Andrea alla contabilità e Maria Rosari, occasionalmente segretaria di redazione. Anche se a prendere le decisioni siamo sempre noi editrici, amiamo sentire l’opinione del nostro staff e confrontarci con esso, diciamo che non c’è una struttura proprio piramidale, pensiamo più a un lavoro di squadra e di condivisione di idee e progetti.
Ora la domanda da un milione di dollari: oggi più che mai proliferano ovunque “scrittori” ed “editori” (non chiedetemi perché ho inserito quelle due parole tra virgolette, non lo dirò mai), ma i lettori pare che siano sempre di meno e comunque in numero minore degli scrittori. Qual è secondo voi, anche in relazione al contesto storico ed economico della società, il ruolo di una casa editrice e quello di uno scrittore?
Uh, quelle virgolette “maliziose”…e che domandone. Il ruolo dell’editore, secondo noi, è quello di selezionare, selezionare, selezionare. Con un occhio al conto economico e cento al lettore che avrà in mano un libro col marchio di quell’editore… e non viceversa.
Il ruolo dello scrittore è quello di mettere su carta qualcosa che abbia un significato, che voglia dire, comunicare qualcosa, nella forma e con lo stile che più gli si confà, ma che sia qualcosa che non solo valga il tempo che un lettore spenderà per leggerlo, ma che possa anche restare nella sua testa quando questi avrà chiuso l’ultima pagina. E che lo faccia pensare.
Ok, però, ora che abbiamo risposto, su, tira fuori il milione di dollari…
Sicuramente la vostra redazione riceve quintali di manoscritti al mese. Come vi regolate per la loro gestione e cosa deve contenere un manoscritto per attirare in positivo la vostra attenzione?
Sì, ne riceviamo tanti. Abbiamo deciso di affidare una prima scrematura a dei lettori interni. Questi, fatta una prima valutazione, girano i testi ritenuti meritevoli di attenzione a noi editrici per la decisione finale. A questa procedura fanno eccezione quei testi che ci vengono proposti dalle agenzie letterarie. Quelli li leggiamo direttamente noi editrici. Presumiamo infatti, ma non sempre è così, che i testi inviati dalle agenzie abbiamo già superato una prima autorevole valutazione. Sono vari gli aspetti che un dattiloscritto deve avere per attirare la nostra attenzione: originalità, stile di scrittura, spendibilità sul mercato, buon inserimento nelle nostre collane, insomma troppi per elencarli tutti.
Avete mai ricevuto parole di disappunto da parte di autori scartati?
Uff, a iosa! Parole, anche pesanti, minacce, persino schede di letture (eh, sì, un tempo eravamo ancora più folli che le facevamo, sempre gratuitamente, a tutti) fatte in mille pezzettini e rispedite al mittente… che dici, abbiamo reso abbastanza l’idea?
Come vi rapportate con internet? Pensate che possa offrire un valido supporto a livello promozionale, oppure ritenete che il suo apporto sia minimo?
Senza dubbio la rete di internet, i social network se utilizzati con intelligenza sono un valido strumento di promozione, ma riteniamo che, soprattutto a riguardo dei libri cartacei, sia da miopi pensare che questi mezzi, da soli, siano sufficienti alla promozione.
Le vostre collane editoriali. Sì, lo so, sono sul sito, però mi piacerebbe sapere come siete arrivate a definirle (e per quale ragione ad esempio non pubblicate poesia, fantascienza, eccetera). Cosa potete dire a vostra discolpa?
Pubblicando prevalentemente narrativa, con il tempo, abbiamo deciso di puntare sull’essenzialità delle collane e di non imbrigliare i vari generi in troppe collane che, al momento, sono tre: Voci (romanzi storici, moderni e contemporanei), Catrame (gialli, noir, thriller e tutte le commistioni di essi) e i minuti (narrativa breve in formato tascabile.
Per gli altri generi da te citati è stata solo una scelta escluderli.
Come vi rapportate, dal punto di vista editoriale, con i grandi temi che – senza entrarne nel merito – periodicamente invadono la nostra vita, tipo il femminicidio, le morti bianche e gli altri grandi temi sociali?
In punta di piedi. Sono temi sociali così forti che una pubblicazione su di essi potrebbe risultare abusata o, peggio, banale. Alle volte però a fare la differenza può essere come tali temi siano stati affrontati dallo scrittore.
Il vostro logo editoriale. Siete a Napoli, quindi non ci vuole molto a capirlo, però mi chiedevo una cosa: come mai rosso? E me ne chiedevo anche un’altra, mi sbaglio o c’è una piccola preponderanza del blu (nelle sue varie sfumature) nelle vostre copertine?
Il Vesuvio è un vulcano, ed è così che noi pensiamo alla nostra realtà: un vulcano nella cui fucina ci sia un magma pronto ad esplodere: la creatività, le parole, la scrittura, l’originalità, le emozioni che si trasformano in libro e… esplodono, si spera. Il rosso del logo, come la lava che scorre dentro un vulcano, simbolicamente indica la passione, il fuoco, l’energia che c’è dentro la nostra fucina editoriale: senza tutto ciò il vulcano-casa editrice non esisterebbe.
Preponderanza del Blu? Sai che non ci avevamo mai fatto caso? Semplice casualità.
Avete anche delle uscite in e-book. Che rapporto avete rilevato tra queste e le edizioni cartacee? Insomma queste benedette edizioni digitali, decollano o sono ancora in stallo?
Abbiamo lanciato da pochi mesi i nostri e-book che, mentre rispondiamo a quest’intervista, sono appena 9. Direi che il primo riscontro è discreto. Forse con il tempo le edizioni digitali, in generale, decolleranno, anche se a nostro avviso e per nostre scelte editoriali, non soppianteranno il cartaceo.
Come vi rapportate con le recensioni? Oramai, al pari degli “scrittori” e degli “editori” anche i “recensori” spopolano ovunque, ma io parlo della critica letteraria seria, o almeno non improvvisata. Hanno sempre rispecchiato le vostre idee, in generale, o avete avuto anche grosse sorprese?
Se per critica letteraria seria si intende una certa professionalità nel fare una recensione, in generale, ha sempre rispecchiato le nostre idee e anche quando ci ha riservato delle sorprese, è sempre stata molto utile e costruttiva. Se invece per critica letteraria seria intendi le grosse firme note a tutti, questo tipo di critica ha preso poche volte in considerazione i nostri titoli.
Avete, se non ho capito male, anche un canale aperto con l’estero. Cosa potete dire a proposito delle vostre edizioni all’estero?
Un mercato difficile soprattutto nei confronti di testi italiani che, se pur validi, vengono pubblicati dalle piccole case editrici; la nostra esperienza in proposito è quella di aver raggiunto risultati non ancora del tutto soddisfacenti ma che ci spingono a impegnarci di più.
Salto tutta la pappardella sulla crisi economica e sulle difficoltà sempre più grandi che la cultura incontra ogni giorno che passa, però vi siete mai chieste: “guagliò, ma chi ce la fatt' fa'!”
Un miliardo di volte, ma il mondo editoriale, seppur marcio per certi aspetti e molto complesso, è anche seducente e ammaliante. E le capacità e gli stimoli per andare avanti non sono mai venuti meno.
Di quante ore è la vostra giornata lavorativa?
Si va dalle 7/8 ore alle 12 ore, dipende dai periodi. Ma a volte l’impegno mentale è talmente forte che è difficile dire quando la giornata lavorativa inizia e quando finisce.
Ora un’ultima domanda. Ma voi scrivete?
No, siamo già folli a fare le editrici, se ci mettessimo anche a fare le scrittrici…
No, dai, seriamente: fare l’editore, nel modo in cui lo intendiamo noi, è molto impegnativo, ogni libro che pubblichiamo ci assorbe energie perché lo vogliamo curare in tutto il suo ciclo produttivo, dalla trasformazione di un dattiloscritto in libro, alla sua promozione e diffusione. Non avremmo proprio la testa, ma neanche il tempo, per scrivere qualcosa di nostro, tantomeno, poi, se finalizzato alla pubblicazione. No, crediamo sia giusto che ciascuno faccia il proprio mestiere, e il nostro è quello di editore, quello di scrittore lo lasciamo ad altri.
Ah, no ce n’era ancora una: ma voi da uno a cento, quanto andate d’accordo sulle questioni editoriali?
Su alcune 100, su altre 0… sul resto, che poi è la maggior parte, diciamo un 90.
Aspettate, aspettate, devo farvi ancora questa: ma oltre ai vostri autori, cosa – e chi – leggete con più entusiasmo?
Narrativa, in prevalenza italiana su quella straniera, senza molta preclusione di genere (Chantal).
Non ho preferenze, né di genere, né di autori; di sicuro le mie letture non professionali sono molto legate al momento e all’umore (Eliana).
Ok, ho finito. Oltre a ringraziarvi per il tempo e la pazienza, vi faccio ogni miglior augurio che tutto vada molto, ma molto, meglio di come sperate.