Le domande saranno uguali per tutti, mentre le risposte dimostreranno tutta la loro freschezza e tutto il loro amore per la cultura.
Oggi è il turno di Ilaria Conti. Ha interpretato il funzionario Taldeitali ne Gli opinionisti. A fine intervista troverete il frammento di una sua esilarante e riuscistissima interpretazione in cui declama, in maniera magistrale, una poVesia ombelicale dal titolo Il mare.
Ve la presento.
Ciao Ilaria e grazie per la disponibilità. Iniziamo con la domanda di rito: ci racconti col minor numero di parole, il maggior numero di cose su di te, di dove sei, dove abiti, gossip compresi?
Mi chiamo Ilaria, ho ormai 29 anni. Abito a Roma, ma sono originaria di Accumuli, un paesino dimenticato tra i monti del Lazio, al confine con le Marche. Sono laureata in filosofia, pensavo potesse farmi bene… Nel frattempo, volendo anche far l'attrice, mi barcameno tra un compro oro e una famiglia in cui faccio da babysitter a tre bambinetti piccoletti per i quali sono "una ragazza". La mia "maestra d'arte" è "mamma… mmhh… no Ilaria, ho sbagliato". Sono anche timida. Un tempo avrei detto di avere ansia, ma ho deciso di non dirlo più.
Adesso te lo chiedo di botto. Perché? Perché questo amore per la recitazione? O meglio, in quale esatto momento della tua vita hai deciso?
Perché? Come faccio se no? Questa è la risposta alla domanda di botto. Volendo argomentare, potrei dire che mi affascina l'idea di mettermi in pausa e dare spazio a un'altra forma che non sono io, ma è mia, sentire che poggi i piedi sopra qualcosa di solido, che stai lì, ti guardano, ti fai guardare. Ci sei. Capito? Ho deciso quando mi sono chiesta in che modo posso esprimere Me, più dal punto di vista personale che artistico, e ho visto che la facilità con la quale mi riempivo e mi svuotavo recitando era proprio ciò che stavo cercando. Ho visto che potevo essere in qualche modo “intera”. Poi sono una a cui piace studiare e imparare, quindi a parte ‘sti melodrammi da aspirante attrice navigata, semplicemente mi sono chiesta se avevo buone gambe per fare ‘sta maratona e ho cominciato ad allenarmi, perché vorrei correre.
Chi è, quindi, secondo te un attore?
L'attore è un bugiardo a cui si chiede la massima sincerità. Vittorio Gassman.
Qual è il tuo percorso professionale?
Sono diplomata all'Accademia di recitazione Teatro Azione, diretta da Isabella del Bianco e Cristiano Censi. Uscita dalla scuola, ho continuato a seguire Cristiano Vaccaro, ex insegnate a Teatro Azione. Questa la grande formazione. Ho poi seguito vari seminari, in particolare sulle tecniche vocali e sul doppiaggio.
Chi sono i tuoi “maestri”, voglio dire gli attori che ammiri e stimi? E perché?
Ho una lista infinita di grandi che stimo e la grandezza me li fa sembrare lontani. Prenderò un esempio recente e teatralissimo, rimasto impresso forse perché l'ho visto "vero": Maria Paiato. Unica e sola volta in cui ho pianto a teatro, era Maria Zanella lo spettacolo. Una cosa indescrivibile. Vorrei recitare sempre come recitò quella volta lei.
Quali sono i “generi” che ami di più?
Mi piacciono molto le commedie brillanti. Gli inglesi mi divertono. Tra i miei autori preferiti c'è Alan Bennett, qualcuno penserà che è l'unico che conosco. Lo cito sempre. Ma mi piace parlare con le sue parole, fare le sue battute, me lo ritrovo addosso. Mi piace oh! Anche qualche drammone americano tipo Eugene O'Neill, anche se spesso ‘sto piangere e soffrire mi annoia.
E quali le opere che hai interpretato che ti hanno soddisfatto di più?
Ti dirò... uhm... un testo di Alan Bennett, Un letto tra le lenticchie. Ho lavorato sul testo, sulla regia e sulla recitazione e ne sono stata molto soddisfatta. Sia per il lavoro di manovalanza bruta, sia per la resa al pubblico. È stato… bello!
Hai mai scritto un testo teatrale?
No. Purtroppo non credo di essere capace a scrivere. Però qualche idea ogni tanto mi viene.
E quale opera, se c’è, vorresti interpretare?
Lady Macbeth. Per forza. Ahahahha
Mi sono sempre chiesto quanto la personalità degli attori venga “scalfita” o “influenzata” dai personaggi e dalle situazioni che interpretano. Ti va di dirmelo, oppure si tratta di un semplicissimo caso di personalità multipla?
Credo che dipenda un po' dai percorsi o metodi che scegli per lavorare. Non ho molta esperienza di shock da personaggio, mi è capitato di "stare dentro" talmente da non rendermi conto di me, quasi come se venissi mossa invece di muovermi volontariamente, e credo che a lungo andare possa turbare. Ma credo anche che l'attore sia spesso difettato di fabbrica e questi giochi che, pure in maniera blanda, ti fanno continuamente uscire e entrare in te, possono non fare bene proprio. Ma tutto sta nel saper gestire il materiale con cui lavori, che sei tu.
Ti butteresti nel cinema?
Sì, mi piacerebbe fare cinema. Preferisco il teatro forse, ma se ci mettiamo pure a preferire...
Un’altra curiosità: ma per imparare a memoria quei testi così lunghi c’è un metodo? Me lo spieghi? No, perché io ricordo solo i numeri di telefono, a malapena e non tutti.
Devi ripetere ad alta voce. A un certo punto lo sai. Io sono terrificante con la memoria, ci metto sempre più tempo degli altri. Quando ho battute lunghe o monologhi li imparo ripetendo pezzi di frasi che abbiano un senso aggiungendo sempre un pezzetto e riprendendo da capo, tipo: quando ho/quando ho battute lunghe/quando ho battute lunghe o monologhi/quando ho battute lunghe o monologhi li imparo.....capito? :D :D
Ah ecco, un’altra curiosità: al termine di uno spettacolo, quando abbandonate la scena, cosa provi?
Facciamo il caso di uno spettacolo andato bene. Quella sensazione di essere intera che dicevo prima, che hai avuto in scena, lascia il posto a un vuoto pieno. Io mi sento rotonda e leggera..
proprio dopo Gli opinionisti si diceva che è un po' come dopo aver fatto l'amore :)
Hai mai ricevuto delle critiche? Come hai reagito, come le “assorbi”?
Qui sfodero la filosofa. Penso che nessuna critica ti distrugga, nessuna ti renda un re. Non ho mai avuto feroci critiche, che io sappia almeno, ma non ne farei o faccio un dramma: si lavora, si prova, si sbaglia, può piacere, non piacere, è il corso naturale degli eventi. Serve consapevolezza degli strumenti di lavoro, di nuovo. Penso che ognuno di noi abbia in sé il metro per misurare se stesso, ognuno di noi sa o può sapere il proprio valore.
Cosa vorresti fare “da grande”, hai dei progetti per il futuro?
Da grande io voglio fare l'attrice. Quindi, se non finirò in un call center - essendo laureata posso aspirare a un posto di rilievo - farò l'attrice. Non ho previsto molte alternative. Però mi piacerebbe molto fare teatro con i bambini.
Uuuff...che fatica!