Già la frase “lavorare gratis” è un controsenso, o almeno così a me sembra, vantarsene poi lo trovo meraviglioso.
C’è una graziosa lettera – qui – in cui una gentile, quanto anonima scrittrice, si vanta, appunto, di lavorare gratis per una certa casa editrice. Tutti lì lavorano gratis, ma che bello! Sono tutti volontari e l’unico che ci guadagna, secondo questa lettera, sarebbe solo l’autore pubblicato. Ma è un paradiso, no? È una casa editrice “no profit”. Vediamo cosa dice la lettera.
Ciao, sono una ragazza che lavora gratis (qua siamo tutti volontari) in Xxxxx. Sono come voi: una scrittrice, prima che un’editrice. Con il mio editore passato è andata bene, ma c'era un problema di base: le 289 copie che ho venduto sono il risultato del mio lavoro e del mio impegno nella promozione, più che del suo. Certo, si è impegnato a metterlo nelle librerie (3), ma con scarsi risultati: nessuno cerca uno dei tanti nuovi scrittori che ogni giorno esordiscono. In realtà, nel mondo editoriale di oggi, vendere libri sembra sempre più difficile. Le case editrici a pagamento si giustificano parlando dei costi da sostenere: come fare, quindi, a non chiedere soldi agli autori?
La ragazza che lavora gratis, in poche parole, afferma di avere venduto DA SOLA le copie del suo romanzo (quale? Buh!). Da ciò si deduce non solo che il suo ex editore non l’ha supportata nella promozione, ma che lei fa il tifo per quegli editori che supportano con ogni mezzo i propri autori. Ed ecco l’idea della ragazza che lavora gratis:
Allora abbiamo avuto un'idea: il preorder. Non siamo gli unici a farlo: anche Feltrinelli, nostro partner per le serate di lettura, segue questa strada.
Il primo passo è sempre lo stesso: l'autore ci invia il suo manoscritto, che se interessante viene selezionato. Riceve allora la proposta di pubblicazione. A seconda delle potenzialità dell'opera e delle sue caratteristiche, questa proposta potrebbe prevedere il preorder. A questo punto lavora alla copertina. Può farlo in autonomia, in caso ne abbia la possibilità e la voglia, oppure può ricevere un aiuto dal nostro gruppo. L'autore ha poi un mese di tempo per iniziare a promuoversi: con in mano una sinossi, una descrizione del libro, un titolo ed un'immagine, può parlarne ai conoscenti o al suo pubblico in generale, suscitando così la curiosità dei lettori. Si occuperà allora di raccogliere gli ordini con il nostro aiuto! Potrà inoltre prenotare copie per se stesso, solo e soltanto se vorrà farlo, scontate del 25% e con permesso di uso commerciale: avrà quindi concrete possibilità di guadagno. Gli ordini già pronti, inoltre, assicureranno la possibilità di rientrare nelle spese della produzione iniziale del libro.
Capito? L’autore che capita in questa casa editrice deve mettersi in moto per assicurare un certo numero di vendite preventive, da solo ovviamente, con in mano una sinossi, una descrizione del libro, un titolo ed un'immagine, può parlarne ai conoscenti o al suo pubblico in generale, suscitando così la curiosità dei lettori. Ha tempo UN MESE. Ci vorrebbe anche un’immaginetta di Sant’Arrangiati. Certo, il preorder verrebbe appplicato solo in alcuni casi, sarebbe bello sapere in quali e quanti casi invece non è stato applicato.
L’autore deve assicurare un congruo numero di prenotazioni, dopodiché non si capisce bene cosa succeda. Be’, su quelle prenotazioni guadagna il 25% (mentre per le copie vendute successivamente in libreria è previsto un 10% sopra le 500 copie, per quelle prima non si sa, d'altro canto per un esordiente vendere 500 copie + altre con il “preorder” è facilissimo).
Però, che strano, la ragazza che lavora gratis prima si lamenta che il suo ex editore non l’ha supportata nella vendita delle copie, poi però vanta il metodo del “preorder”, in cui, di fatto, l’autore deve – senza neppure il libro in mano, lei almeno aveva le copie già stampate – raccogliere ordini sulla fiducia, bussando a parenti e amici.
Poi, che Feltrinelli adotti la tecnica del “preorder” mi giunge nuova, ma vediamo cosa risponderanno.