La prima cosa che mi viene in mente dopo avere letto Pierre, l’ultimo romanzo di Nello Rubattu (2010, Angelica Editore, 216 pagine), è: un regalo.
Un regalo a Sassari che ospita, e a sua volta popola, Piazza Tola, uno degli emblemi della città vecchia.
Pierre Niort detto lu franzesu, personaggio realmente esistito e scomparso nella seconda metà del 1900, fin da giovane è costretto a emigrare prima in sud America, poi a Marsiglia, dove ama bazzicare nel caratteristico quartiere Le panier; con la maturità, infine – anche perché certi richiami non si possono ignorare e, soprattutto quando sono troppi, l’unica soluzione è assecondarli – rientra definitivamente a Sassari, nella sua Piazza Tola. Non l’ha mai dimenticata, nemmeno quando prestava servizio nella Legione straniera.
Pierre, sempre scanzonato e forse anche un po’ cialtrone, per mezzo di una sorta di neolingua tutta sua, che raccoglie le eredità lasciategli dai posti e dagli ambienti che ha visitato - un misto di sassarese, di francese e di sudamericano, unito a termini tipici del gergo degli ambulanti - illustra una storia e una filosofia personali che molti gli invidiano e dipinge un mondo di cui abbiamo solo sentito parlare.
Con uno stile che impregna ogni pagina del classico odore della strada di Pasoliniana memoria, l’autore ci sbatte in faccia la comédie humaine che si svolgeva in quel Rettangolo di Città, dove una genìa di pittoreschi personaggi cercava di sbarcare il lunario. Ci si trova a navigare a vista in un mondo di sardi e continentali, anche stranieri, che, un po’ per necessità e un po’ per dna, si esprimono per iperboli, grazie alle quali trovano la forza di sopravvivere: gente in grado di comunicare riflessioni profondissime con una sola frase o un semplice gesto, persone capaci di delicatezze impensabili, nonostante la miseria – spesso anche morale – tipica dell’epoca.
La sassaresità, che non è altro che una componente della sardità, emerge – pura e sbruffona, ma solo per difesa – dalle righe di quest’opera, in cui le descrizioni, i dialoghi e le digressioni si fondono con armonia.
Un romanzo di formazione connotato da forze centrifughe e centripete rispetto alla Sardegna, che racconta la storia di chi tollera tutto e tutti, tranne quelli che, completamente asserviti ai potenti, conducono “una vita da zero spaccato, bamba senza sale”.
Pierre, ci fa sapere l'autore, ha saputo rubare l’arte di vivere a colori ed è disposto a insegnarla a chiunque si fermi ad ascoltarlo.