Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 17:48 del giorno 22/09/2007


“Buongiorno, sono l’ispettore Mossacùlu della Rai, e non sono venuto per una visita di cortesia” e, senza attendere alcuna autorizzazione da parte della ragazza che gli aveva aperto, l'uomo entrò con passo svelto nell'appartamento, dove iniziò a guardarsi intorno con sguardo indagatore.
“Ah, benissimo, avete il televisore vedo”, rilevò l’Ispettore, che aveva avvistato nel salottino ciò che cercava.
“Embè?”, rispose la ragazza senza alzare lo sguardo dal cellulare, col quale stava messaggiando freneticamente con 4 amiche contemporaneamente.
“Mi faccia vedere le ricevute di pagamento del canone, dal 2000 ad oggi, grazie”, disse l’Ispettore accomodandosi su una sedia come se fosse a casa sua.
“Boh, che ne so dove sono, mi sa che non ci sono”, rispose la ragazza, sempre intenta nelle sue comunicazioni, masticando vigorosamente una gomma americana
“Ah benissimo, quindi lei è in contravvenzione sa? Il canone si paga, cara signorina”.
“Io? E perché mai dovrei pagarlo io? Quel televisore non è mica mio!”
“Non c’entra la proprietà dell’apparecchio, signorina. È sul proprietario o sull’affittuario dell’appartamento in cui si trova il televisore che ricade l’obbligo di pagare il canone.”
“E da me cosa vuole? Io mica sono la padrona di casa!”
“Ah no, e chi sarebbe?”
“Mia nonna”.
“Ah, benissimo, allora è sua nonna ad essere in contravvenzione. Dove si trova adesso?”
“Aspetti che gliela chiamo, è di la che ricama”.
“Ok, come si chiama sua nonna?” Chiese iniziando a compilare un prestampato.
La ragazza, sempre con lo sguardo fisso sul display del cellulare dal quale partivano sms a velocità supersonica, bussò energicamente a una porta che si affacciava sul salotto: “Noooooo, viéééé”, disse.
La porta si aprì ed apparve una graziosa vecchietta, molto elegante.
“Si? Chi mi vuole?”, chiese nobilmente.
“Buon giorno, sono l’Ispettore Mossacùlu della RAI TV, sono 7 anni che non pagate il canone e purtroppo le devo fare la multa.”
“O Gonaria”, disse rivolgendosi alla nipote, “Ooohh”, rispose stancamente quella senza guardarla, “dove hai messo le ricevute del canone? “Ebbò, mi sa che non ne ho pagato”, rispose dopo averla fatta attendere qualche secondo perché doveva terminare di scrivere un messaggino.
La nonnina si accasciò su di una poltrona, disperata e rattristata.
“Disgraziata, mi farai morire prima del tempo. Io ti davo i soldi per pagare il canone e tu dove li mettevi, eh? Cosa ne facevi. Ingrata, ti approfitti di me, che sono una povera vecchia pensionata. Ma io ti diseredo. Tutti rovinati da questo maledetteo telefonino siete.”
“Mi spiace signora, ma devo farle la contravvenzione”, disse l’Ispettore, per la verità un po’ commosso da quella reazione. “Come si chiama?"
“Mi chiamo Proncancelli Luisa Filoginia Emerenziana Bentenuta Corinna Gesuina Allegra Leonilde.”
“Caspita quanti bei nomi”, disse l’ispettore con finta compiacenza, ben contento di avere finalmente trovato qualcuno a cui appioppare una multa.
“Nata a?”
“Pompu il 19 luglio 1920.”
“Pompu... Pompu…, provincia di Nuoro vero? Dove si trova”, chiese fingendo – sempre con compiacenza plastificata - interesse per le origini della contravvenzionata, mentre in realtà voleva capire cosa scrivere alla voce “prov” del prestampato che stava compilando.
“No, Oristano. Mio padre era un grande proprietario terriero a Pompu, poi…”, l'ispettore senza farle terminare la frase le diede il verbale:
“Bene, ecco signora, metta una firma qui”.
“Cosa devo fare?”, chiese la vecchietta preoccupata.
“Deve solo mettere una firmetta qui, vede, dove le ho fatto la crocetta”.
“Ma mi sta arrestando?”
“Ma cosa dice mai! Per così poco! Questa è solo una piccola contravvenzione, non si preoccupi!”, spiegò l’Ispettore sempre con la stessa espressione di finta benevolenza, questa volta corredata da una risatina altrettanto fasulla. Non vedeva l’ora di andare a stanare altri evasori.
“Prima il cognome?”, chiese prendendo la penna che le stava porgendo.
“Come vuole signora”, rispose con Prodiana rassicurazione.
Firmò con grafìa antica ed elegante e porse il verbale all’ispettore, che nel frattempo si era alzato.
“Bene grazie, e mi scusi sa, e il mio dovere…”
“Si figuri, anzi beato lei che è alla televisione. Ne vede molti di attori famosi? La vede mai Maria de Filippi?”
L’Ispettore, che si apprestava a staccare la copia a ricalco “per il trasgressore”, rilesse velocemente il verbale e trasalì.
“Signora scusi ma lei come si chiama?”
“Mi chiamo Proncancelli Luisa Filoginia Emerenziana Bentenuta Corinna Gesuina Allegra Leonilde, giovanotto, glielo ho detto prima. Sa, una volta c’era l’usanza di dare tanti nomi, per contentare un po’ tutto il parentado, ad esempio…”
“Signora ma lei qui ha firmato “Bardot Brigitte”!”
“Certo.”
“Ma lei non si chiama così!!”
“Ma lei mi ha detto di mettere UNA firma e non la MIA firma, cosicché io l’ho accontentata. Bastava dirlo prima e io avrei firmato col mio nome!”
“Adesso devo riscrivere tutto”, disse a mezza voce, riposizionando il suo armamentario sul tavolo e strappando il verbale a firma di Brigitte Bardot.
“Ma senta lei la vede Maria de Filippi? È vero che se la intende con quel ballerino straniero?”, continuava ad informarsi la Proncancelli.
“Non ne so nulla, signora, io non vedo artisti, io sto in ufficio”.
Ricompilò un altro modulo e lo porse alla vecchietta: “ecco, signora, metta la SUA firma qui, vicino alla crocetta.”
“Va bene, però posso leggere prima cosa devo firmare?”
“Certo, legga pure, è nel suo diritto!”.
La vecchietta inforcò un paio di occhiali e lesse. Dopo un po’, scrollando la testa, restituì il verbale all’Ispettore.
“Giovanotto, lei ha sbagliato. Io non mi chiamo Proncancelli Luisa, ma Proncancelli Luisa Filoginia Emerenziana Bentenuta Corinna Gesuina Allegra Leontina. Lei ha scritto solo Proncancelli Luisa e siccome anche una mia cugina suora si chiama così non voglio ingenerare ambiguità.”
“Ma non ci stanno tutti quei nomi sul prestampato!” Disse l’Ispettore, che oramai aveva definitivamente abbandonato l’atteggiamento di finta disponibilità.
“Protesti con la tipografia allora, caro Ispettore. Lei pretende il canone? Benissimo, io glielo pago, ma sia preciso. Quel foglio contenente generalità false io non glielo firmo nemmeno se prega in greco! Ma sta scherzando? Mi vuole far firmare il falso? Oggi siete tutti così approssimativi, e mi stupisco di lei, sa, che lavora al telegiornale. Bell’esempio che date, guardi lì l’esempio che date!” e indicò la nipote, che continuava imperterrita a inviare messaggini e sembrava non accorgersi di nulla.
“Le ho detto che sto in ufficio, non vedo artisti e non appaio sul video" rispose l'Ispettore, che iniziava a tradire qualche segno di inquietudine.
Riprese il verbale che la vecchia non voleva firmare e tentò di inserirci anche i rimanenti nomi, ma senza successo; lo strappò, nervoso, mentre la palpebra dell’occhio destro iniziava a contrarsi ritmicamente contro la sua volontà; ne compilò un altro, sul quale riuscì – non senza fatica - a farci stare tutti i nomi, e lo avvicinò alla Proncancelli che, dopo averlo esaminato attentamente, finalmente disse: “Ecco bravo, così sì che lo firmo”. E iniziò a vergare il proprio nome, ma con un tratto talmente largo e spaparanzato che solo le parole "Proncancelli Luisa" avevano già occupato tutto la linea tratteggiata per la firma.
“Va bene così, grazie, non c‘è bisogno che completi, tanto si capisce che è la sua firma”, azzardò speranzoso il Mossacùlu mentre tentava di sottrarle il foglio, che lei invece tratteneva con forza.
“Senta Ispettore, lei ha detto che vuole la MIA firma, e adesso io gliela appongo, molli il foglio altrimenti si strappa”. E continuò a scrivere tutti i suoi nomi sul documento, rendendo praticamente illeggibile ogni altra scritta, dopodiché – completato il lungo autografo con un ghirigoro elaboratissimo - lo restituì all’uomo, oramai in preda a ogni tipo di tic nervoso.
“Signora così lei ha reso il verbale illeggibile, ma possibile che non riesca a mettere una firma normale?”
“Io firmo così da sempre, caro giovinotto.”
“Non ho più verbali, me li avete fatti sprecare tutti, e adesso sa cosa faccio? Rientro in ufficio e le mando la contravvenzione per posta”, disse stizzito.
A quelle parole la vecchietta perse definitivamente ogni accento grazioso e, dopo averlo preso per un braccio, lo trascinò fuori dalla porta. L’uomo, stupito da tale repentino cambio d’umore, non osò opporre alcuna resistenza.
“Se ne vada subito, lei è sicuramente uno di quelli che truffano gli anziani”, gridò dal pianerottolo lanciandogli appresso la valigetta, che lo colpì proprio sul sedere.
“Eh si che adesso ti pago anche il canone RAI. E che, sono scema? Già stai fresco, o Mossacù”, disse mentre chiudeva la finestra.
Non contenta andò alla finestra e vedendolo uscire dal portone gli gridò: “IGNORANTE, INCOMPETENTE, non torni mai più qui sennò chiamiamo le guardie!!” Sotto gli occhi stupiti dei passanti e dei vicini, che guardavano l’uomo allontanarsi imprecando“.
Si avvicinò poi alla nipote e le strappò il cellulare dalle mani. "Restituiscimelo, che mi stai consumando tutti i messaggi, e vatti a cambiare. Sputa quella gomma e mettiti l’abito da suora, che sta per arrivare l’ufficiale giudiziario.”