Amantia Martinelli: a mio giudizio una delle migliori poetesse, non solo sarde.
L’ho incontrata per caso nel mio girovagare per salotti letterari e sempre per caso ho assistito a un suo reading e, nonostante io abbia la sensibilità poetica di un copertone, i suoi versi mi hanno letteralmente lasciato senza parole.
Lontano dagli stereotipi del solito orizzonte, dell’ormai obsoleto mare, delle immarcescibili foglie e delle oramai fastidiose lagrime, Amantia scrive senza pietà per nessuno, denuncia senza mezzi termini, usa la poesia come arma contro le vergogne dell’umanità. E ciò mi piace, quindi mi sono deciso a chiederle un’intervista, che mi ha concesso e che voglio condividere con gli amanti delle lettere, quelle con la L maiuscola.
Ciao Amantia Martinelli, per cominciare ci fai una confidenza? Qual è il tuo vero nome e come mai hai scelto proprio questo come nome d’arte?
In realtà mi chiamo Luana Farina, e con questo nome pubblico poesia; Amantia è il nome che uso su Facebook, pseudonimo utile a “filtrare” richieste di amicizia non gradite. Il cognome è quello di mia madre, quindi una sorta di omaggio a lei, il nome invece ha una duplice origine: Amantia è una specie di anagramma di “amiatina” = originaria del Monte Amiata, in Toscana, (mia mamma proveniva da lì), inoltre amantia è stata una parola da me coniata (su richiesta di un amico cantautore in “limba”), per indicare in sardo la “vedova dell’amante”; infatti non esiste un termine specifico, solo il dispregiativo “amiga/u” per indicare l’amante, mentre vedova si dice “batia”, quindi amiga + batia = amantia. Insomma ho inventato questo nome come una specie di rivalsa dell’amante - vedova sulla vedova - moglie.
Sei una poetessa. Mi dici nel minor numero di caratteri possibili il maggior numero di notizie su di te?
Cinquantacinque anni, poetessa (meglio che lo dicano gli altri però), femminista attivista, studentessa terzo anno di filosofia, impegnata nel sociale, amica, madre, moglie, flamenkera, infine (in ordine di importanza) funzionario regionale da 32 anni,
Come ti sei approcciata alla poesia? E perché proprio a essa e non, magari, alla saggistica o alla narrativa più in generale?
La letteratura tutta mi ha affascinata sin da piccola, ma la poesia l’ho sentita subito “mia” (pur provando una forte idiosincrasia verso lo studio mnemonico, che conservo ancora…), …raccontare grandi storie con poche parole, una sintesi “magica”… Nel libro di lettura di IV° elementare mi imbattei in una splendida e sconvolgente ”Seppellitemi in terra libera” (da grande scoprii essere una versione censurata della strofa sulla violenza alle ragazze) di Frances E.W. Harper, poetessa americana, una donna quindi, nera, nata libera da genitori schiavi. Quella poesia, un inno alla libertà, mi “segnò”. La mia ricerca di libertà poetica, e non solo, parte da lì: donna, poesia, libertà, fare un duplice percorso di donna in cui la poesia è la strada che conduce alla libertà e viceversa. Scrivo perché sono libera e sono libera perché scrivo …la filosofia si sente ?…
Quali sono i temi che ami? E con quale atteggiamento li affronti? Descrittivo, distruttivo, di denuncia, di elogio…?
Sociale ed eros sono i terreni dove, muovendomi costantemente, mi sento più a mio agio, ma non ho disdegnato e non disdegno altri ambiti se nasce un bisogno, una necessità dello spirito, di parlare per esempio d’amore, angoscia, morte…tutti temi che affronto oggi diversamente da ieri, in modo non autoreferenziale, oggi osservo e mi faccio voce oggettiva…almeno ci provo.
Ci racconti un po’ il tuo curriculum? Pubblicazioni, antologie, performances? Anzi, per iniziare, ci dici il tuo percorso artistico?
Non faccio percorsi artistici, scrivo poesia e spero che chi la legge ne colga il senso, il canto e soprattutto non si annoi. Scrivevo da sempre ma in modo incostante, ho avuto però la spinta per rendere pubblica la mia scrittura da due eventi drammatici, un incidente automobilistico e la morte di mia madre, che mi hanno portata a fare un percorso di psicoterapia, sfociato, oltre nel superamento del disagio della vicinanza con la morte che mi ha dato consapevolezza della mia “finitudine”, in due “azioni di vita”, riprendere a scrivere costantemente e ricominciare gli studi universitari iniziati e mai portati avanti più di 30 anni fa. Infatti nel 2010 ho pubblicato il mio primo libro “Uomini, amore, sesso ed altri veleni” edito dalla Albatros di Roma, e mi sono iscritta a Sassari al corso di laurea in Filosofia (devo dire con ottimi e inimmaginabili risultati). In genere non partecipo ad antologie ma lo farei se ci fosse un fine importante, per esempio una raccolta per finanziare una campagna contro la piaga del femminicidio; ma per ora mi hanno proposto solo “carezze per il mio ego”, e non mi interessa più. Questo vale anche per i concorsi di poesia, molto spesso solo frivole vetrine, che non portano in sé alcun senso.
In questi giorni sto terminando il mio primo audiolibro, auto prodotto e auto editato: “In-civile eretico erotico”, due cd più il book, cd rosso poesia erotica, cd nero poesia sociale e teatro-poesia, in cui ho raccolto ciò più mi piace della produzione degli ultimi due anni.
E se, come spero, dovesse piacere l’idea, continuerò a produrmi solo in audiolibro da pubblicizzare nei reading, che mi richiedono sempre più spesso in luoghi alieni alla poesia.
Questa operazione “didattica” ha per me un valore molto più grande di qualsiasi altra occasione pubblica: coinvolgere un pubblico “estraneo” alla poesia e riuscire a far sì che almeno una persona si appassioni e riveda il suo concetto di poesia, grazie a un approccio “diverso”, quindi nei modi usati, nei mezzi, nei luoghi e nei contenuti (se non altro più attuali) è per me è un traguardo importantissimo.
Ho avuto modo di apprezzare un tuo reading di poesie erotiche. Cosa puoi dire in merito, o meglio, come entra l’erotico nella tua penna?
Nella mia penna entra tutta la vita nei suoi molteplici aspetti, entra l’uomo come essere e, per dirla come il filosofo, amante della poesia, Romano Gasparotti in “Filosofia dell’eros”, tra le classiche definizioni filosofiche dell'essere umano - l'uomo è animale razionale, l'uomo è animale politico - ve n'è una, la quale viene di solito sottaciuta: quella di animale erotico. Eppure è proprio essa che indica l'originaria condizione di possibilità dell'incontro, ossia di ciò a partire da cui può aver luogo ogni pratica e ogni forma di relazione umana, compresi l'esercizio del pensiero e la politica…e io concordo e aderisco scrivendo tutta la mia poesia, non solo quella erotica, ma anche quella “politica”
Quali autori prediligi?
Se parliamo di poeti e poetesse contemporanei, mi piacciono tanto Wisława Szymborska, Patrizia Vicinelli, Patrizia Valduga, Alberto Masala, Paul Polanski e Jack Hirschman, che conosco bene grazie alla loro amicizia con Alberto Masala, Edoardo Sanguineti, Alda Merini,Thomas Leoncini, , e poi trovo un grande poeta Erri de Luca, che ho avuto il piacere di sentire al festival di Seneghe.
Del passato direi tutti i classici.
Tre punti su come dev’essere una poesia e altri tre su come non dev’essere.
Una poesia deve avere musicalità, deve “dire” qualcosa di attuale, anche forte, ma “dire”, e soprattutto attrarre, carpire attenzione e mantenerla, per contro non deve annoiare, non deve essere “lontana” da chi la legge, e non deve appiattirsi e ingabbiarsi in metriche e dogmi poetici che la mortificano anziché arricchirla di musicalità.
Che connubio vedi tra grammatica classica e poesia? Possono prescindere l’una dall’altra?
Senza il rispetto della grammatica sarebbe come pretendere di eseguire una ricetta senza usare gli ingredienti necessari o saltandone qualcuno: l’uso del forno, i tempi di cottura ecc. Per la riuscita devono esserci tutte le componenti… oltre l’ovvia creatività e capacità di discostarsi, per poi tornare…
Come vedi, nell’ambito del panorama letterario attuale, la poesia?
La poesia ha sempre la sua inossidabile attualità, la si legge, piace e si consiglia, e la si scrive… anche troppo… al punto da rendere poi difficile il lavoro di scelta degli editori, che a parte qualcuno particolarmente illuminato, pochi hanno il coraggio di aprire la loro casa editrice” all’ospite poesia”, se non assicurandosi la copertura delle spese, facendo quindi acquistare all’autore un certo numero di copie. Anche le case editrici più “avanguardiste”, soprattutto in Sardegna, a parte alcuni casi molto interessanti, tipo il Maestrale, pur essendo editoria “assistita” dalla Regione, non sanno osare, spesso non prevedono nemmeno nel loro piano editoriale la poesia …non fa “vendita”…mentre vanno sul sicuro con romanzi che hanno “sfumature” di grigio…
Mi scrivi una poesia, così, su due piedi, qui?
Pensieri in cucina
Come il suo amore,
latte traboccato sul fornello
ché la fiamma era troppo alta.
Odore di mefitica passione bruciata
che ammorba l’aria
acre veleno che ti strige la gola
e ti soffoca.
Prima il suo amore era ossigeno puro …
Rivoli caldi di bianco liquido
scorrono ora
scrivono parole che raccontano
di quest’amore tossico
che uccide l’anima …
pozza ingiallita, ormai rappresa,
che domani una mano frettolosa pulirà.
©Luana Farina