Credo di amarli. Anzi li amo.
Emiliano Billai, partiamo con la domanda di rito: puoi dirci nel minor numero di battute possibili, il maggior numero di notizie su di te, compresi gossip personali? Dove sei nato, gli studi, la formazione, eccetera?
No.
Non crederai anche tu nell'esigenza di costruire un personaggio di carne per renderne accettabile il pensiero? Naa non ci credo! Lo fai per rendermi antipatico, e mi piace! MMMmmmhhauauua...
Posso parlarti del mio cane. È un bravo cane. Mi piace quando gioca con il mio nipotino e quando morde testimoni di geova o simil patetici profeti. Vorrei un grosso pene, che, lo so, non è importante, ma nelle foto è proprio bello.
Ecco, iniziamo male. Ditemi almeno cosa ‘azzo vi ha portato a intraprendere la professione di editore.
Niente? Tutto? Ma non siamo quella cosa importante che chiamano “editori”, in fondo. Siamo un laboratorio artigiano di storie. L'editoria, se ci pensi, oggi, gioca su altri prodotti che, andiamo!, storie non sono. Facciotte, nomi, immagini, la costruzione di personaggi pseudodivini...scrittori! Oggi i GVandi espeVti del settoVe, chiedi per strada e scopri, ti rispondono “sto leggendo questo o quell'altro scVittoVe!”. Fatto? Bene. Ora torna per strada e chiedi di una balena bianca o un coniglio col panciotto. Ti risponderanno “Moby Dick”, “Alice nel paese delle meraviglie”. Dimmi, perché non “Melville” e “Carroll”?
Naa, non siamo quella cosa importante che chiamano editori (attenti, c'è ancora chi fa tanto bene questo mestiere, gorillini, gru, e altri guerrieri coraggiosi che non si arrendono ai “gruppi” affamati!), siamo solo cantastorie. Abbiamo scelto di intraprendere un percorso che coinvolgesse tutti, di mettere al varo un progetto che appartenesse a chiunque avesse voglia. Cosa coinvolge, educa, riabilita, porta a maturazione, cresce, CAMBIA, meglio del lavoro di gruppo?
Se guardiamo intorno, tra tutte le pestilenze che elenchiamo e che incancreniscono la società, la politica, il nostro Paese, non è forse una sola la piaga vera? Secondo noi è la mancanza di collaborazione. Una perenne “rat race”, a caccia di immagini individuali splendide e carneficine alle spalle.
A pagarne l'inaridimento è lo spessore culturale. Dove cultura non sta per dono elitario destinato ai grandi pensatori, ma accumulo di nozioni, sbagli, successi ed errori fatti con l'esperienza, la collaborazione. Per un ritorno a tanto, dicevano, c'è quella cultura in pacchetti, no? Quella dei professori. I Libri! Ma a cantar sta storiella nessuno s'è accorto che è un prodotto che non si fila più quasi nessuno. Gli esperti del settore fan fatica a vendere zecche ai cani! Diciamolo! E secondo noi l'unica maniera è quella di reimpostare questo meccanismo, cancellare feticci e contenitori (scrittori e libri) e ripartire dalle semplici Storie.
Noi raccontiamo storie. Noi proviamo a riportare quell'abitudine alla lettura lì dove deve stare: in basso. Uno splendido gioco, fatto di eroi e avventure, alla portata di tutti. Il resto, quello che osannano “cultura”, dai!, viene da solo. Perché ci siamo infilati in questo inferno? Perché in basso è arcistrapieno di gente splendida, ma che il mondo ha dimenticato e noi vogliamo che tornino a raccontarci storie!
Dimmi, secondo te cosa è importante? Cosa? Il nome a caratteri cubitali di un altro semplice uomo in copertina? O la eco di un eroe e delle sue gesta?
Se il nome di un Eroe, di un personaggio, non diventa più importante, più famoso del nome dell'autore che lo ha raccontato, per quell'autore si può parlare di fallimento!
Non sei d'accordo?
We, qui le domande le faccio io. Però va ben, rispondo. Secondo me no, ci sono grandissimi scrittori, vedasi Kafka, conosciutissimi e apprezzatissimi, ma che hanno privilegiato le situazioni, più che i personaggi. Forse è un discorso da affrontare tra addetti ai lavori, però secondo me più che i personaggi io vedo le storie. E più sono maledette, più puzzano, più mi piacciono. Anzi, a ben vedere, i personaggi che si ripetono mi stanno un po’ sulle scatole.
Il nome, ecco, il nome della vostra casa editrice, da dove cappero arriva?
Ci avevano detto che non era giusto. Anzi, che era vietato! Ma avevamo fame, eravamo bloccati dentro una bonaccia da troppo tempo. Avevamo fame e l'abbiamo mangiato. Abbiamo mangiato un pellicano.
Non ti dice nulla?
E in bonaccia eravamo! Come si esce dalla bonaccia di una Paese immobile? Scegliendo una maledizione, che cambi qualcosa, anche per gli altri e se le cicatrici più grandi spetteranno a noi... e sia! Dopo tutto non esiste leggenda dalla pelle lisciasplendida! L'Olandese Volante, naviga per sempre.
Cosa pubblicate?
Storie. Abbiamo una spiccata propensione per il nero. Ricerchiamo il surreale, il gotico, quel velo di suggestione preoccupante.
Per ora fermiamoci qui. Meditate, avventori, su cosa sia il talento e la classe in editoria, altro che la fuffa melensa e distillata da romanzetto rosa (o da noti cioccolatini stantii) che molti cercano di propinarci, magari abbellita con un po' di glitter. A breve la seconda parte.