
Ciao Luca, grazie per la disponibilità.
Figurati, grazie a te per avermi voluto ospitare a Tiscali! Bel posto...
Vado subito con la domanda di rito: puoi dirci nel minor numero di battute il maggior numero di cose su di te, gossip compresi?
Impossibile! L'impresa va oltre le mie capacità. Non riesco a parlare poco e ho troppe cose da dire su di me. Due parametri inconciliabili tra loro! Non che io sia il migliore di tutti ma certamente una delle poche cose interessanti che ci sono in giro, no? Posso solo dire che sono una persona molto umile ma curiosa, che ha compreso da tempo che non basta una vita per vedere tutto il mondo. Sono un incrocio ben riuscito tra un pianista malinconico e un guerriero vincibile, tra un clown bianco e altre cose divertenti...
Ah, ho dimenticato: io sono Dio, ovvio. Ma questo, naturalmente, come tutti.
Quindi niente gossip. Sull'ultima frase sono d'accordo, il 19 luglio non è un giorno a caso. Comunque, ci dici in quale momento esatto della tua vita hai deciso che avresti fatto l'attore?
Questo sì. Avevo 9 anni. Quell'anno la mia maestra elementare ci fece fare un percorso di studi sulle regioni italiane, i dialetti, i costumi, le maschere tradizionali e quelle della Commedia dell'Arte. A fine anno interpretavo Meneghino indossando un meraviglioso costume sul quale mia mamma aveva disegnato ogni singolo pois. Alla seconda replica dello spettacolo ci fu una pausa, una mia compagna di classe doveva cambiarsi d'abito, forse ci fu un imprevisto, un intoppo... insomma mi catapultarono sul palcoscenico e io cominciai ad improvvisare. Sparai una serie di battute e ad una freddura il pubblico non rise; un attimo di panico, ma in quel momento compresi che dovevo inventarmi qualcosa... quando la platea intuì che mi stavo inventando tutto partì un applauso spontaneo che fece vibrare il pavimento sotto i miei piedi. L'onda energetica mi attraversò completamente e sentii che era quello che volevo provare ogni giorno. Dunque da quel giorno ho interi cd con degli applausi registrati che ascolto in continuazione.
Mi dai una definizione di "attore"? E mi dici anche quale ruolo dovrebbe avere nel panorama culturale odierno (un panorama in cui per molti la cultura è una esimia perdita di tempo)?
L'attore dovrebbe essere parte di uno spettacolo. Ma il Novecento ci ha regalato due figure di attore e regista estremi: l'attore che offusca il lavoro del regista dicendo che lui lavora così e il regista che "cala" una parte senza valutare con chi ha a che fare, senza permettere che l'attore viva la scena, ci metta del suo, scriva una recitazione d'effetto e puntuale. Se tutti coloro che lavorano in teatro capissero che le cose importanti sono il gioco, il racconto e la comunicazione si potrebbe arrivare ad una verità che, appunto, pochi grandi nomi del passato avevano perfettamente compreso. Anche chi fa un disegno luci e chi sceglie le musiche sono, in senso lato, attori dello spettacolo.
Un nome su tutti?
Eduardo. Vuoi anche il cognome?
(Non raccolgo) Quali sono state le rappresentazioni che ti hanno dato di più o che ricordi con più "affetto"? Applausi registrati compresi.
Sono tante e tutte per motivi diversi. Ho alcune tappe, ne cito brevemente cinque:
1) La Panchina, di Leonardo Sole, senza quel passaggio oggi non sarei ciò che sono.
2) Canto di Natale di Sante Maurizi, prima edizione; moriva Strehler, io debuttavo davvero.
3) Qualunque cosa fatta con Pier Paolo Conconi, un'inesauribile scuola di regia e drammaturgia.
4) Gli spettacoli per la regia di Francesco Brandi col Teatro di Sardegna... una grande famiglia.
5) Babe-Lé con Ivano Marescotti, scelto tra migliaia di scelte. Una pazzesca botta di autostima.
E poi aggiungerei la mia regia del Cyrano di Bergerac, lì ho capito troppe cose, anche quelle da non fare mai più. Potrei scrivere un libro solo con le note di regia, le sensazioni, i profumi...
Una curiosità, che verrà ovviamente usata contro di te: nella vita reale, fuori dal palcoscenico, ti capita mai di recitare?
E chi non lo fa? Siamo sempre diversi in ogni situazione. Mi spoglio davanti al mio medico, tutto ok. Mi spoglio davanti a mia moglie, tutto ok. Mi spoglio davanti al mio medico ma c'è mia moglie, tutto cambia. Ma se con questa domanda intendi se recitiamo apposta anche scesi dal palco potrei dirti che non è ho quasi mai voglia... sono pigro.
Un Dio pigro, non ci avevo mai pensato, complimenti eh. Quali sono gli autori che ami di più?
Quelli onesti. Che sanno raccontare una storia. E non necessariamente teatrali. Cito sempre un libro che è un po' la mia guida per ripetere sempre a me stesso che è possibile raccontare un romanzo intero in una sola pagina: Centuria di Giorgio Manganelli. E su tutti amo certamente Shakespeare, che ha raccontato l'umanità nelle sue infinite forme, De Filippo (quell'Eduardo che ho citato prima), come puoi non amare Pirandello? Nel panorama attuale la quantità di false avanguardie ha ucciso la qualità, ed è più difficile individuare cose interessanti.
E gli attori? Hai dei maestri cui ti ispiri? O essendo tu Dio...
Anche qui tutti, anche quelli che recitano male sono fonte di ispirazione. Perché nessuno è mai totalmente arrivato, gli esami non finiscono mai, e ogni percorso è una prova continua. Hai mai pensato che se viviamo cento anni e facciamo cinque spettacoli all'anno potremmo mettere in scena solo cinquecento testi? Pochini, vero? Allora: occhio alle scelte!
E i generi?
Ho frequentato l'accademia del Comico ma penso di essere un attore drammatico. Sto dicendo una banalità? Forse sto dicendo che ridurre il teatro a generi si usava una volta. Oggi c'è semplicemente un teatro che comunica e uno che si autocelebra. Non saprei davvero quale scegliere. Parliamo invece di registri: spiazzante, grottesco, humor nero e, ovviamente il punto di riferimento sono i Monty Python, in questo caso.
Quanto di te entra in osmosi con la recitazione o, meglio, entri nei personaggi e poi ne esci come se niente fosse?
Diciamo che non è facile trovare la chiave del personaggio e che quello stesso ruolo ti perseguita per molti anni a venire. Si racconta che Eleonora Duse impiegasse più di un'ora per concentrarsi, per calarsi nella parte prima di entrare in scena. E che impiegasse due ore per abbandonare il ruolo e lasciarlo idealmente appeso ad una gruccia. L'aiuto regista appendeva un cartello alla porta del suo camerino: non disturbate, la signora è in viaggio.
Non hai mai pensato che la recitazione è una forma controllata di schizofrenia?
Certamente! E lo pensiamo anche noi! Zitti! Come ti permetti! Guarda che...
Mi spiace, intervisto solo te, "loro" no. Tieni anche dei corsi di teatro e di recitazione, vero? Non negare.
Nego la parola recitazione. Non mi piace la dicitura né quelli che dicono Scuola di Teatro. Fai scuola se sei un maestro e nel panorama attuale ce ne sono pochissimi. Una cosa è l'arte, altro la didattica. Ho allievi folli, affamati e onesti che mi seguono in un percorso dove giocano e acquisiscono delle abilità, che per una strana coincidenza sono molto utili anche in scena. Ma soprattutto nella vita. Ma non sono un maestro di vita, chi può vantare questo titolo è solo Do Nascimento, ve lo ricordate quello di Vanna Marchi che dava i numeri?
Sì e credo che Wanna Marchi sia una gran maestra, di cosa non saprei, ma lo è. Non divaghiamo però, hai mai ricevuto elogi lusinghieri al termine di una tua rappresentazione?
Sì, alcuni esagerati. Ma vuol dire che, se non ti stanno prendendo in giro, hai toccato delle corde profonde. Fai finta di niente, dici "Ma per carità, troppo gentile, davvero grazie" e poi a casa godi come un maiale. Se gli applausi, poi sono tanti, allora ti stai avvicinando all'universalità del linguaggio. E qui mi spavento, perché ho paura di omologare me stesso e i miei messaggi. Preferisco un pubblico di qualità alla quantità. Sai, credo che anche il pubblico dovrebbe avere talento nel vedere uno spettacolo teatrale. Il regista è spietato con gli attori, esigente dalla produzione, intransigente con i musicisti e pignolo con i tecnici. Poi arriva uno scemo che ha pagato 10 euro e pretende di rovinarti la festa!
E stroncature?
Sì, ma per fortuna ho ricevuto sempre critiche costruttive. Le leggi, fai una smorfia, poi capisci che hanno ragione ma un po' ti incupisci. E non ti dimentichi mai più di quelle parole: macigni.
Ma tu hai mai scritto un'opera teatrale?
Sì, e sono tutte depositate in SIAE, dunque non fate i furbi! Vuoi i titoli? Fuori Rotta, Fuori Tempo, Fuori Spazio... sono tre testi di cui i primi due andati già in scena con il gruppo che io chiamo Teatro Ateneo, la compagnia dell'Università di Sassari, poi ho scritto Fuori Gioco, Fuori Misura, Fuori Tutti, Fuori Infranti, Fuori di Testa e Regina di Fuori. La mia caratteristica principale è una smisurata fantasia. Spero la mia risposta non sia Fuori Luogo.
No, mi verrebbe da dire che sei Fuori, anzi te lo dico: sei Fuori. E le persone che sono Fuori (di mente, dagli stereotipi...) mi piacciono. Vabbe', quanto e cosa leggi?
Tutto e tutti. Riesco a leggere contemporaneamente un saggio, un romanzo e un libro... strano.
Che vuol dire strano?
Sono quei libri che non riesci a catalogare, a inserire in una categoria, e che spesso sono illuminanti. Perciò li tengo vicino al comodino. Magari di notte ti alzi per bere e non vuoi accendere la lampadina per disturbare tutti quelli che dormono nel mio letto.
Urcolina! E sono tanti? Non i libri intendo.
Tantissimi. Ci sono tutti i miei vecchi personaggi che ho interpretato, lì con me. Non vanno via.
Cosa ci dici del metodo Stanislavskij (l'ho scritto bene, vero?) Ne esistono altri?
Lo hai scritto benissimo! Complimenti! Questo dimostra che sai usare Google. I metodi per la costruzione del personaggio sono Stanislavskij, Grotowski e Jack Daniels; quest'ultimo è la somma di tutti e tre. Comunque preferisco un approccio Brechtiano alla materia teatrale. Se parliamo di cinema sappiamo che storicamente alcune scelte Stanislavskijane hanno pagato con statuette importanti. Le metti sul camino, fanno la loro figura.
(Cosa c'è di male a usare Google? Va be', sorvoliamo.)
Cosa rispondi a chi ti chiede di partecipare "gratis" a eventi culturali che potrebbero darti "visibilità e notorietà"?
Sono molto diplomatico in questi casi. Perché generalmente ti dicono una frase tipo: "ti facciamo un bell'articolo sul giornale". Allora chiedo se la carta di quel giornale è spessa e se la pagina con il mio articolo può essere facilmente arrotolata. In genere capiscono immediatamente. Non sono contro le partecipazioni gratuite, ma che sia sempre una scelta dell'attore. La beneficienza non si fa così: si trova uno sponsor che paga il cachet dell'attore e poi eventualmente l'attore decide di strappare l'assegno dopo averne fatto uno di uguale importo che vada sicuramente veramente certamente in beneficienza.
E cosa pensi di chi accetta, gratis?
E' una scelta che danneggia anche altri. Pensa se ci fossero idraulici che lavorano sempre gratis per farsi pubblicità. Il lavoro di chiunque è, in astratto, identico al lavoro di altri.
Se tu potessi scegliere: cinema o teatro?
Ora ti sorprendo: CINEMA! Direi addirittura TV. Sai, se esistessero ancora autori di cultura e preparati per fare questo mestiere - te ne cito uno, Ugo Gregoretti - lavorerei volentieri ad alto livello. Ma il teatro ti permette di lavorare maggiormente su te stesso e ottenere risultati immediati. Sono due arti molto diverse, non le collego in alcun modo. Se vuoi mettere sulla stessa bilancia cinema e fiction tv potrei parlarne, ma sull'altro piatto del teatro dovresti mettere forse la musica sinfonica.
Sei anche guardia ecologica e zoofila. Cos'hai da dire a tua discolpa?
Che non credo sia una colpa fare volontariato in un'associazione. Amo gli animali più di tante bestie a due zampe. E non sono solo. E ne sono felice. E molto.
E sei anche giornalista, non negarlo: spiegaci.
Sono giornalista pubblicista dal 1993, ora anche professionista. Non è un mestiere che si allontana particolarmente dal raccontare una storia, dare la propria versione. In un certo senso i giornalisti del nuovo millennio sono teatranti. In un altro senso sono troppo teatranti ma non giornalisti.
Cosa vuoi fare "da grande"? Hai dei progetti o dei sogni nel cassetto?
Ho un'idea, e c'è spazio per tutti: Boat & Breakfast. Dormi in barca e l'indomani ti porto, rigorosamente a vela, a far colazione in rada sul mare di Sardegna. Accetto prenotazioni. La sera si recita a soggetto... teatro, mare, vento, sole, acqua... ricominciamo a vivere! E non hai detto che sono anche un cuoco provetto!
Grazie per le tue parole e la pazienza.
Sono io che ti ringrazio. Infinitamente. E anche noi! Zitti! Ma come ti permetti! Buio. Sipario.
Siccome ho altre domande da fargli, me le tengo e alla prima favorevole occasione gliele propino, anche perché so che ultimamente... va be', niente. A presto Luca! (Sì, è una minaccia.)