Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 12:59 del giorno 19/08/2011
Vorrei riportare una mia riflessione, già riportata su gum, in ordine all'Editoria A pagamento (EAP) e agli interessi che ruotano attorno a essa.
L’EAP a noi del Gum non piace. Lo sanno anche le pietre, riusciamo solo a parlarne male.
Per i pochi che non sapessero ancora cosa sia l’EAP (Editoria A Pagamento), specifico che non è altro che un singolare modo per illudere a caro prezzo gli scrittori piacioni e frettolosi, cioè: tu (scrittore piacione e frettoloso di vedere il tuo nome stampato sulla copertina di un libro) sborsi tipo milleottocento euri (+ i.v.a. di legge) a favore dell’editore a pagamento e questo stampa all’istante il tuo stupendo libro (magari una raccolta di celestiali poesie) in un tot indefinito di copie, te le manda a casa e poi tanti saluti. Senza farti perdere tempo con gli editori classici, che sembrano specializzati nel dire di no – spocchiosi che non sono altro – a qualsiasi manoscritto che uno gli manda.
E gli euri sono milleottocento se sei fortunato, in certi casi si può anche arrivare al doppio, oltre all’i.v.a. di legge.
Uno scrittore piacione e frettoloso, però, potrebbe obiettare: “sì, però come faccio se voglio vendere il mio libro e diventare ricco, famoso, nominato nelle feste paesane e riconosciuto per la strada?”
Risposta dell’editore a pagamento: “niente paura caro scrittore piacione e frettoloso, hai presente le copie che ti ho mandato? Ecco, portale a parenti, amici, congiunti, passanti, vicini di casa, conoscenti, e vedrai che loro – orgogliosi di averti nella propria cerchia – te le comprano! Poi devi anche dire in giro che hai scritto un libro eh, che ne so al bar, alla bocciofila, dal tuo carrozziere di fiducia, e così la gente che ti sente corre a ordinarlo. Più facile di così! E su ogni copia venduta, tu potresti anche avere una percentuale!”
Lo scrittore piacione e frettoloso allora si illumina d’immenso, paga felice e riceve le agognate copie, con tanto di copertina recante il suo nome stampato in grosso, e poi tanti saluti, si deve arrabattare non poco per diffondere la sua indispensabile opera – che ha ottime possibilità di finire nel camion che periodicamente ritira la carta da macero – e recuperare i soldi anticipati.
Purtroppo di persone che pagano per ottenere risultati editoriali a dir poco ridicoli ce ne sono a bizzeffe: testi sgrammaticati, editing selvaggio, trame inverosimili, endecasillabi zoppicanti, copertine ad vanveram, impaginazioni sbilenche, ISBN non sempre presenti, recensioni fatte con i piedi (per non dire peggio) e via di seguito (leggete qui ad esempio cosa è successo a me) vengono dispensate quotidianamente a piene mani da parte di innumerevoli editori a pagamento, previo esborso di somme considerevoli, ad altrettanti scrittori piacioni e frettolosi.
L’EAP lancia sul mercato – guadagnando non poco sulle spalle di chi è in cerca di gloria casereccia – ogni anno migliaia di titoli corrispondenti il più delle volte a opere completamente prive di ogni spessore, se non quello che deriva dalla sovrapposizione delle pagine.
Al contrario delle case editrici serie, che investono sullo scrittore – dopo averlo opportunamente selezionato -, lo seguono, lo sostengono in ogni modo e distribuiscono in maniera seria e oculata le sue opere, senza che questi debba sborsare un quattrino che sia uno.
Ma in questa giungla abbiamo un punto di riferimento: il sito www.writersdream.org magistralmente moderato da tale Linda Rando.
Chi è Linda Rando, alias Ayame? Ancora non la conoscete? È la paladina dell’editoria FREE, ossia gratis, lei combatte strenuamente l’EAP, tanto che ha redatto una lista nera di editori a pagamento. Ah no, proprio adesso leggo che l’ha cancellata con una serie di argomentazioni che poi leggerò con calma. Vabbè, comunque basta guglegggiare un po’, ad esempio:
Prima giornata contro l’editoria a pagamento (intervista a Linda Rando di Writer’s Dream) oppure (su “Il Giornale” eh, mica sul bollettino parrocchiale), Editoria a pagamento: la black list degli sfrutta esordienti.
Ovunque lindeggia la sua spada contro l’EAP! Brava!
Volete sapere lei cosa ne pensa a chiare lettere dell’editoria a pagamento?
“Giornalisti, case editrici, gli altri autori: sono tutti concordi nello sconsigliare e nel condannare l’editoria a pagamento. Alcuni nomi? Sandrone Dazieri, editor di Mondadori, nel suo blog avverte i lettori di evitare l’editoria a pagamento; lo stesso fa la giornalista Loredana Lipperini, seguita dagli scrittori Lara Manni, Francesco Falconi, Raul Montanari. Siti come Booksblog e quotidiani come Affari Italiani sono contrari all’editoria a pagamento. Nessuno recensisce o pubblicizza libri pubblicati a pagamento. Se paghi per pubblicare significa che non credi in quanto hai scritto. Se credi nella tua opera come fai a non pensare di riuscire a trovare un editore disposto a scommettere su di te? Devi fare affidamento sul tuo testo, e se credi in lui significa che pensi di riuscire a convincere qualcuno che il tuo testo vale. Dev’essere lui a persuadere l’editore, non il tuo portafogli! Ai colloqui di lavoro presenti un assegno o un curriculum? Il manoscritto è il tuo curriculum, quello deve convincere la casa editrice a scommettere su di te e ad assumerti: pubblicare è un lavoro. Un lavoro che va retribuito. Non farti prendere in giro, perché dovresti fidarti di chi ti mente dicendoti che pubblicare a pagamento è l’unico modo, è la prassi, che non c’è altra via e che lo fanno tutti? Ti basta cliccare qui per renderti conto che le alternative ci sono e sono anche tante. Non lasciarti prendere in giro e non dare la tua fiducia a chi ti mente.”
Morale della favola, che condividiamo anche noi del Gum: NON PAGATE NESSUNO PER FARE PUBBLICARE LA VOSTRA OPERA, PER NESSUN MOTIVO! Peggio per l’editore che rinuncia a un capolavoro.
Linda salva invece un altro tipo di editoria, cosiddetta POD (Print On Demand), ossia un metodo intermedio che funziona così: tu scrittore mandi a un editore che aderisce al POD il tuo manoscritto, lui provvede a stamparlo, a munirlo di codice ISBN e a metterlo sul mercato senza chiederti nulla e, se qualcuno compra qualche copia, quell’editore ti riconosce una ragionevole percentuale sul prezzo di copertina. Insomma, diciamo che questa soluzione salomonica può anche andar bene, lo scrittore non sborsa nulla (ma deve curare da sé ogni aspetto dell’opera: grafica della copertina, impaginazione, quarta, indice, ecc. ecc.) e tutti vivono felici e contenti. Linda quindi si dichiara a favore dell’autopubblicazione e del POD.
Linda comunque è sempre impegnatissima. Ad esempio l’altra volta ha lanciato una splendida iniziativa: chiedeva libri in regalo per un progetto di scambio (progetto di cui, essendo ella oltremodo impegnata, non si è saputo più nulla) e – come già detto – essendo ella oltremodo impegnata, non trova nemmeno il tempo per dire un piccolo “grazie” a chi le ha spedito i libri (che lei ha ricevuto e si tiene ben stretta): lei deve rilasciare interviste.
La Rando è anche scrittrice, ma questo è un altro discorso.
Evviva il Writer’s Dream, dicevamo, il sogno dello scrittore. Oggi sono andato sul quel sito, interessante davvero. A un certo punto è apparso un banner: youcanprint.it La Tua Casa Editrice. Sì, questo nella foto.
Fiducioso ci ho cliccato sopra. Click.
E sono rimasto un po’ perplesso, poi ho cercato di riepilogare le idee, dunque:
- La Rando, come me, detesta l’EAP, quindi non sopporta chi chiede soldi (e di riflesso chi li da), per la pubblicazione, ergo pubblicare un libro non deve comportare alcuna spesa per l’autore, tantomeno anticipata;
- La Rando salva e santifica l’autopubblicazione e il POD (POD, che non dovrebbe comportare alcun tipo di pagamento per lo scrittore) e cita un elenco di “POD INTERESSANTI”, ossia: http://www.gentechescrive.it/, http://www.youcanprint.it/, http://www.unibook.com/it, http://www.phasar.net/, http://www.arcoirismultimedia.it/, http://www.telostampo.it, http://www.melostampo.it/, http://www.farsiunlibro.it/.
Ma, porca paletta, però “youcanprint.it – la tua casa editrice”, i soldi li chiede e come all’autore, e anche anticipati! E anche tanti! Provate a farvi un preventivo.
Non ci capisco più nulla. Ma che differenza c’è tra i soldi chiesti da youcanprint (salvata, anzi santificata dalla Rando) e ad esempio “il gruppo Albatros” (che la Rando detesta)? Perché youcanprint può printeggiare sul suo sito nonostante la sua avversione contro chi chiede soldi per pubblicare?
Dove sta la differenza, ditemelo. Voglio saperlo.
Ah ecco la risposta della Rando: “Dov’è la differenza con un qualunque editore a pagamento? Innanzitutto le cifre più contenute, la possibilità di acquistare a prezzo di stampa solo il numero di copie richiesto (anche una sola copia) e il totale controllo sull’opera. L’autore è editore di se stesso e non è vincolato a pagare cifre esorbitanti per nebulose spese di promozione, segreteria o quant’altro.”
Ma quindi è una questione di prezzo? Ossia si può pagare ma solo a chi decide lei? Ma non aveva detto quello che diciamo sempre anche noi, ossia che pagare per farsi pubblicare è sinonimo di sfruttamento degli esordienti? Che la vera editoria va salvaguardata?
Ma ditemi, che differenza c’è tra quello che fa youcanprint.it rispetto a ciò che fa Albatros? Dove sta la differenza reale, formale, sostanziale o come volete chiamarla? Se pago youcanprint riscuoto i suoi consensi e se pago Albatros no?
Perché? Pourquoi? Why? Porque? Weil? Proitte (sardo)? 由於? ため?
Ma lei non ha sempre detto che la sua missione su questa terra è: salvare la vera editoria e non dare spazio a soggetti che la inquinano con volgari cadute di stile?
Tempo fa qualche maligno aveva tacciato la Rando di “contraddirsi”, ma lei ha prontamente risposto così: “Leggo solo ora quest’articolo. La pubblicità a youcanprint proviene dal banner di AdSense (che è lì per ammortizzare i costi dell’hosting) e, come saprai bene, AdSense è gestito da Google, quindi non appena trovo il filtro la elimino”. Oppure (e pregherei qualcuno di spiegarmi meglio il senso di questa affermazione, ché la mia tontaggine è risaputa) così: “Se navigando sul nostro sito vi chiederete il perché appaiono libri recensiti di editori come Albatros, La riflessione, Edigiò,… pensando sia sintomo di incoerenza, non è così. Noi siamo arrivati alla decisione di schierarci contro l’EAP proprio perché abbiamo provato a dar voce anche a questo fenomeno, sono i motivi sopracitati che ci hanno portato a questa decisione”.
Quindi, cari ragazzi, ecco la soluzione, sta nel detto di alcuni antichi editori: “Pecunia non olet”.