La prima parte è QUI.
Il prefatore Bruno Lombardi, comunque, dimostrando di essere conscio delle stranissime inesattezze contenute nel memoriale e nei documenti allegati, si affretta a precisare (a pagina 9): “Non devono destare troppi stupori, quindi, quei passaggi del memoriale di Paolo in cui compaiono nomi sconosciuti e di difficile collocazione nei fatti storici… i riferimenti dell’Autore al “campo di punizione” Birkenau e a quelle truppe russe che lo hanno liberato, restano leciti”.
Sì, perché - e ciò non induca troppi stupori, ma solo pochi - in questo memoriale, oltretutto, si afferma che il campo di Mauthausen è stato liberato dall’esercito russo. Una novità assoluta, visto che per anni ci hanno detto che sono stati gli Americani ad aprire quei cancelli maledetti.
Però, ci spiega sempre Bruno Lombardi a pagina 10: “… è possibile che il nostro marinaio abbia lasciato Mauthausen prima dell’arrivo degli statunitensi tra il 2 e il 5 Maggio 1945 in compagnia di quegli ufficiali-detenuti russi, e durante i momenti d’incertezza seguenti alla fuga di numerosi nazisti.”
In poche parole, il prigioniero sembrerebbe non avere ben capito da chi sia stato liberato e, al contempo, noi non riusciamo a capire da dove, verso dove, come, quando e con chi sia fuggito da quell’orrore.
Tutta la narrazione, invero, appare costellata da “inesattezze” e disseminata di motivi di perplessità, sui quali non mi soffermo per non apparire poco rispettoso, dico solo che mentre a pagina 24 il prigioniero - dopo essersi reso latitante per tre settimane (dove si trovasse non è spiegato, lui ci dice solo che voleva andare a Trieste - e neppure il perché di ciò è stato chiarito - ma non poteva andarci a causa dell’invasione nazista) - una volta arrestato dai tedeschi si chiede come mai sia stato trattato al pari dei prigionieri politici, a pagina 45 però dimostra di saperlo bene facendo uno strano (strano perché fino ad allora non se n’era fatto cenno) riferimento alla R.S.I. e al rifiuto di collaborare. Il prigioniero, tra le altre cose, ha scritto nel Memoriale di avere notato sul petto degli altri compagni di sventura dei distintivi colorati, ma non ci dice di che colore era il suo.
Se poi aggiungiamo ciò che Bruno Lombardi afferma di avere appreso dal proprio padre, fratello del prigioniero, ossia che (pagina 12 della prefazione): “Quando Paolo rientrava dalla prigionia in Germania, passò dal Brennero e venne catturato dai partigiani di Tito: sul diario ha scritto anche quei momenti”, la confusione regna sovrana.
Bruno Lombardi tuttavia precisa di dare poco credito a tale informazione e noi lettori non possiamo fare altro che chiederci come possa essere stata inventata di sana pianta e perché (e dove sia stata inserita, visto che nel memoriale trascritto non c’è traccia).
L’opera è corredata da alcuni documenti, fotocopiati malissimo e poco leggibili.
A pagina 64/bis, appare una scheda rimpatrio in cui si certifica una prigionia a Fiume e la provenienza da Zagabria (come mai nell’immediatezza non sia stata comunicata la prigionia a Mauthausen, non è chiaro) e sulla quale la parola “Lipsia” è chiaramente stata apposta da un’altra mano, visto che la grafia è diversa. Perché quell’aggiunta? Perché, ancora, la correzione di alcune date su quella scheda?
A pagina 67 è stata pubblicata la copia di una lettera spedita dalla capitaneria di Olbia all’ex prigioniero Paolo Lombardi (e autore del Memoriale in argomento) in data 12/11/1949, con la quale lo si invitava a fornire lui stesso le date e gli avvenimenti per ricostruire il suo foglio matricolare, ossia la sua carriera militare. Ciò significa che il foglio matricolare è stato ricostruito sulla scorta delle - sole e uniche - parole del prigioniero il quale, ancora una volta, non ha nominato né Mauthausen, né Birkenau, né Lipsia eccetera. Oltretutto, a pagina 11 (della prefazione) si conferma che i dati inseriti nel foglio matricolare (dati forniti proprio dal prigioniero) non sono esatti. Insomma: confusione.
Tutto ciò può essere completamente giustificato, o gabellato, per mere inesattezze dovute alla confusione e allo sbandamento dell’epoca?
È bene precisare che all’ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei campi nazisti - non conoscono questa storia, anzi hanno sollevato molti dei miei stessi dubbi. Neppure al Mauthausen Memorial sanno qualcosa, né altrove.
Certo, se i due curatori si fossero rivolti a qualcuno in possesso di una visione più ampia e completa della situazione, oltre che a un editor o a un correttore di bozze, certi dubbi e certe perplessità sarebbero state stroncate sul nascere con argomentazioni inoppugnabili e, al contempo, gli annali dedicati alla Memoria si sarebbero arricchiti di ulteriori preziose informazioni, documenti e testimonianze, visto che questo libro è reperibile solo rivolgendosi direttamente ai curatori.
Bruno Lombardi ha anche scritto un’altra opera, intitolata I 300 scritti sull'amore, la cultura, la poesia, la filosofia, l’arte, i simboli, l’essere ed esistere, Dio, sempre pubblicata dall’inesistente “Editrice fagher”, in ordine alla quale sorge, parimenti, una perplessità, ovviamente di minore importanza, visto il tema trattato, ossia l’introduzione a firma di tale Giovanni Romano indicato come critico letterario.
Appare appena il caso di rilevare - e non senza imbarazzo - quanto tale prefazione sia assolutamente sgrammaticata. Ciò induce perplessità e stupore (un critico letterario scrive così?). Se poi si considera che di tale critico letterario non si sa proprio nulla, il quadro è completo. Del professor Romano non si è trovata traccia da nessuna parte, neppure seguendo le scarne indicazioni fornite dall’autore.
Ma ciò non investe vicende di interesse storico-collettivo, quindi nessuna obiezione, anzi sono io che ho capito male e sono un incompetente.