Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 18:53 del giorno 18/11/2011
Ci sono tantissimi, sedicenti, poeti che si ispirano, trasognati, ad Alda Merini. Molti la citano con copiaincolla selvaggi ovunque, tutti si sentono intimamente accomunati a lei. Tutti sono convinti di essere stati pervasi dalla sua energia. Molti si vantano di averla vista, altri si ispirano a lei nell'organizzare eventi e rassegne poetiche. Ma tutta questa enfasi solo adesso, dopo che è morta in maniera indegna.
Ho anche sentito con le mie orecchie grandissimi poeti che nel citarla, con enfasi, l'hanno chiamata Ada.
Non ho letto né sentito però alcun omaggio, oggi, primo novembre, anniversario della sua morte.
Probabilmente molti nemmeno lo sanno.
Laggiù dove morivano i dannati
nell’inferno decadente e folle
nel manicomio infinito
dove le membra intorpidite
si avvoltolavano nei lini
come in un sudario semita
laggiù dove le ombre del trapasso
ti lambivano i piedi nudi
usciti di sotto le lenzuola
e le fascette torride
ti solcavano i polsi e anche le mani,
e odoravi di feci
laggiù, nel manicomio
facile era traslare
toccare il paradiso,
Lo facevi con la mente affocata
con le mani molli di sudore
col pene alzato nell’aria
come una sconcezza per Dio.
Laggiù nel manicomio
dove le urla venivano attutite
da sanguinari cuscini
laggiù tu vedevi Iddio
non so, tra le traslucide idee
della tua grande follia.
Iddio ti compariva
e il tuo corpo andava in briciole
delle briciole bionde e odorose
che scendevano a devastare
sciami di rondini improvvise.
[ALDA MERINI, da La terra santa. 1984]