Così come un bambino spesso ama circondarsi di fantasie, anche per una persona anziana arriva il momento fatale, quello che la fa sembrare un bimbo. I motivi possono essere molti, ad esempio la mancanza di autosufficienza, le paure assortite della morte e della solitudine o il disagio per non poter far parte attivamente del mondo. Queste fasi, inoltre, hanno un ulteriore componente comune: la fantasia. I bambini amano farla viaggiare, gli anziani vorrebbero poterla ancora usare per mettere in atto ciò che l’esperienza di una vita ha loro insegnato, ma sono frenati dal corpo e dai riflessi.
Inoltre, a ben vedere, anche la casa può avere diverse influenze sulla mente di un bambino che la abita da poco tempo, così come su una persona anziana, che magari l’ha abitata per la maggior parte della propria vita. Tra queste influenze, lo stimolo della mente, sotto forma di fantasia, nel bimbo, e dei ricordi – più o meno addomesticati – da parte degli anziani, assume un ruolo decisivo. Se poi la fantasia del bambino o dell’anziano è sensibile ai fantasmi, ecco che abbiamo un’ottima combinazione catalizzatrice.
Ma torniamo al libro di Tina Caramanico. Margherita, la protagonista principale, una vispa signora utrasettantenne napoletana, un bel giorno, si ritrova nel salotto di casa propria il fantasma della suocera che sferruzza tranquillamente una sciarpa di lana. Lungi dal credere a un’allucinazione, la donna inizia a colloquiare con l’entità, dalla quale viene a scoprire alcune notizie scandalose e inedite sulla sua famiglia, ossia una bella serie di cattivi esempi Le situazioni che si vengono a creare sono descritte con uno stile fresco e scorrevole e il risultato è esilarante. Anche le circostanze più drammatiche sono rese con quella scaltra quanto simpatica leggerezza tutta partenopea, una sorta di tira a campa’, ché tutto il mondo è paese e tanto oramai tutto è passato. Quando Margherita, che ha anche due figlie e una nipotina, inizia a trovarsi in difficoltà, ossia ad avere bisogno delle attenzioni come una bambina, gli eventi iniziano a dissolversi, a sfaldarsi, a precipitare secondo un brutto déjà-vu. Dopodiché prende corpo la parte del rinnovamento, la parte bambina della famiglia di Margherita e della storia, che subito inizia a socializzare con il fantasma, il quale siccome non ha nessuna intenzione – a dire il vero non può – di lasciare quell’abitazione, si prepara a impartire una serie di lezioni sui cattivi, ma unani, esempi da seguire.
Certo, come ci ricorda l’autrice, non è da tutti venire in contatto con i fantasmi, ci vuole un quid pluris, quella lieve vena di innocente e incosciente leggerezza, che poi è l’anima portante di questo piccolo capolavoro che riesce a far sorridere di commozione.
Un libro che si legge sentendo nella mente un gradevole accento napoletano taumaturgico e che ci racconta di tanti piccoli, umani, cattivi esempi.