Le mie impressioni sulla prima serata del Festival di Sanremo, che potrete trovare anche QUI.
Come sarebbe bello potersi dire
Che noi ci amiamo tanto,
Ma tanto da morire
Ci vuole molto coraggio a ricercare la felicità in un miraggio che presto svanirà
E a mantenere la calma adesso
E per dare all’evento quell’x factor che tutti oggi cercano, si rompe anche la macchinetta dei voti, anche lei si è stufata, e la giuria bela di nuovo, ma tolgono l’audio alla piccionaia e tutti credono che la cosa non sia poi così grave (ma quelli hanno votato solo il primo artista e a ragion veduta protestano, mica possono stare lì senza fare nulla).
Ma i drammi non vengono mai da soli: e
E ora penso che il tempo che ho passato
con te
ha cambiato per sempre ogni parte di me
Tu sei stanco di tutto e io non so cosa dire
E’ qualcosa che somiglia alla parte migliore di me
Se la tua bellezza è
La tua bellezza
E’ qualcosa che somiglia alla parte migliore di me
Voto 10.
Al posto del mondo ci sei tu
Seguo la mia sensazione
Qualcosa già esiste
Che lo voglia o no
C’è un’emozione che aspetta soltanto i tuoi
Baci per crescere un po’
Voto quattro pieno.
look è completamente da rivedere. Poi succede una cosa singolare: inizia a cantare con la voce di Rita Pavone, e non credo che quest’ultima sarebbe contenta di vedersi rappresentata in quel modo. A un certo punto si trasforma in foca, poi mi rendo conto che sono i miei nervi che stanno cedendo alle allucinazioni. Ma la voce è di Rita Pavone, è proprio quella.
Continuerà a domandarlo il merlo
Picchiando la grondaia
Col becco sfoderato
Che è l’unica sua spada
Notte, notte
Perché ci abbracci tutti
E sembra che alla fine
Poi non ci guardi mai…
Voto sette più, perché sono nel marasma più completo.
Finalmente arriva Celentano e per non farci mancare nulla coinvolge nel suo delirio anche Pupo, che esce dal nulla. Sorvoliamo, è meglio, sul delirio del suo monologo.
Improvvisamente – mentre tutti parlano e annuiscono con solennità alle scempiaggini che escono dalle varie bocche - realizzo quanta
la pausa pipì e pubblicità e il farneticante viene allontanato dal palco.
Quando riappare il teatro Ariston viene chiamata, senza preavviso,
Se sapesse che fatica ho fatto per parlare
con mio figlio che a 30 anni teme il sogno
di sposarsi e la natura di diventare padre
La stupidità la rende facile,
Come un’ebbrezza effimera che può imbrogliare,
Fino a non capire che può fare male
La sua vanità
E non c’è ordine nei letti d’ospedale
Ben presto, quindi, si ripiomba nel marasma più completo: prima la giuria demoscopia si lamenta e bela sempre più forte, poi Papaleo continua a sparare stronzate a ripetizione e infine chi arriva?
Re… re… respirare
Ad occhi chiusi
Prova a farlo anche tu
La mia ragione
Si farà sentire
E’ ciò che conta
Non c’è niente di più
Ci sei ma non ci sei