Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 10:15 del giorno 31/01/2007
Vorrei avere un quadro, in 6 parti, che riporta fedelmente le seguenti scene. Ovviamente gratis.
È un sogno che mi ha turbato e che non riesco ancora a metabolizzare.
PRIMA SCENA
Sono dentro una Chiesta abbastanza grande.
Non c’è molta gente, sullo sfondo c’è l'altare.
Qualcuno sta celebrando una cerimonia incomprensibile, sussurrata e noiosa, quasi muta, con gesti lenti e sguardi seri e meditabondi.
Io mi trovo vicino alla porta di ingresso e posso osservare tutto l’interno.
C’è poca luce, ma vedo distintamente ogni dettaglio.
Il colore dominante è il marrone in tutte le sue sfumature.
Mi annoio, esco un attimino.
SECONDA SCENA
Esco dalla Chiesa, ma a fatica perché la porta e bassa e stretta.
Fuori, vicino alla porta che ho appena varcato, c’è un ragazzo seduto per terra.
Mi abbasso verso di lui per chiedergli se per caso a Torino c’è qualche locale un po’ carino in cui andare.
Lui mi risponde affermativamente e con gentilezza, ma non mi dice nè dove nè quale.
C’è luce, è giorno.
Il colore dominante è il bianco, solare.
In quel momento mi ricordo che in effetti mi trovavo a Torino.
TERZA SCENA
Rientro nella Chiesa.
La celebrazione soporifera è terminata.
L’altare - spartano, basso ed essenziale - è stato avvicinato alla porta di ingresso e spostato sulla mia sinistra.
Mi metto di fronte all’altare vicino al quale, sempre sulla mia sinistra, vedo un giovane vestito da frate, con un saio di color marrone ed un cordone marroncino più chiaro alla vita. È robustello, ma non grasso, un viso rotondetto.
Sta parlando di cose religiose: misericordia, amore, pietà eccetera. Si accorge che sono attento alle sue parole e lui continua a parlare osservandomi.
So che è un seminarista, non ancora prete, e mi stupisco di come mai possa parlare in chiesa pubblicamente, nonostante non abbia ancora preso completamente i voti. Accanto a lui alcune persone lo ascoltano in silenzio e con attenzione. Dai loro sguardi traspare piena approvazione.

Dietro l’altare, sulla sinistra rispettto a me, c’è un tappeto elastico, rotondo, del diametro di circa un metro e mezzo, installato su un supporto in acciaio alto circa 60 cm. con dei piedini, al quale è fissato con una robusta corda che passa attraverso dei buchi rinforzati con anelli in ferro posti sul perimentro del tappeto stesso.
Su di esso - che vedo perfettamente sempre alla sinistra del ragazzo-frate e un po' dietro di lui – sta saltando una donna, snella, alta, vestita di colori scuri che indossa pantaloni, capelli corti, seria, forse ha 40 anni.
So che è la morte. Sta aspettando con impazienza che succeda qualcosa e nell’attesa salta, forse nervosamente, o forse perché così vuole la sua prassi.
QUARTA SCENA.
Mi avvicino, metto qualcosa per terra vicino ai suoi piedi, forse un sacco vuoto, e le dico: “Vedi? Puoi anche smettere di saltare e di aspettare, ecco qui”.
Lei smette di saltare ed osserva ciò che ho le ho posato vicino.
Il colore dominante è il marrone in tutte le sue sfumature.
Mi prende un po’ di angoscia.
QUINTA SCENA
Esco dalla chiesa, fuori è giorno, c’è luce, e vedo delle persone in processione, su un vialetto con della ghiaia.
È un cimitero dove si sta celebrando un funerale.
Chiedo informazioni, ma nessuno mi risponde, tutti mi ignorano.
Mi rivolgo allora ad un signore, giovane, con un abbozzo di pizzetto sulla faccia, e chiedo: “Quale è morto?” ma lui non mi risponde e prosegue oltre.
Lo prendo allora per la schiena con violenza e lo riavvicino a me e gli ripeto la domanda: “Quale è morto?” e lui, stupito, pronuncia il mio nome, ridacchiando ironico quasi come se si meravigliasse che io non sapessi nulla.
Il colore dominante è il bianco, solare.
SESTA SCENA
Mi dispero, piango.