Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 23:16 del giorno 24/02/2011

- Ti presento una mia amica: Titta.
- Piacere, Titta.
- Titta? Che nome strano,
- No, è che veramente mi chiamo Giuditta, ma i miei amici mi chiamano Titta.
- Ma io non sono un tuo amico.
- Sì è vero, ma volevo dire che in effetti tutti mi chiamano Titta, mi conoscono tutti con questo nome, fin da piccola, anche i miei mi chiamano così.
- Ma perché sei tu che ti presenti così; se tu invece ti presentassi come “Giuditta”, tutti ti chiamerebbero col tuo vero nome o perlomeno deciderebbero loro se affibbiarti un diminutivo o meno.
- Scusa ma non credi che io mi presento un po’ come mi pare?
- Certo, ma non pretendere di farti chiamare come vuoi tu. Ti rendi conto che hai oltre 30 anni e ti fai dare i nomignolini?
- Perché?
- Perché tu imponi un diminutivo, anzi un vezzeggiativo, che non mi sento di darti, almeno per ora. Cioè sarebbe come se io ti chiedessi di chiamarmi “bellissimo”. No, chiamami col mio nome vero, poi eventualmente decidi tu se affibbiarmene o meno un altro. Magari poi un giorno si scrive da qualche parte qualcosa che ti riguarda, che ne so su un giornale, e si dice “… che tutti chiamano simpaticamente Titta”. No, io non rientro tra quelli, grazie;
- Ma cosa stai dicendo!
- Sto dicendo che non voglio alcun tipo di confidenza con te, che oltretutto ho appena conosciuto. E non solo, non voglio nemmeno essere annoverato tra quelli che ti chiamano con quel nomignolo assurdo, non voglio aggiungermi al coro di chi ti vuole rendere piacevole a prescindere. No! Titta, io, non lo userò mai. Cioè non puoi decidere tu come io debba, possa o voglia chiamarti; non puoi pretendere di farti dare una connotazione graziosa tramite quel buffo nome: Titta. Ma per favore.
- Fai come ti pare.
- Ecco, giusto.
- Ma vaffanculo.
- Vanesia.
- Esaurito.
- Illusa.
- Psicopatico.
- Click.