Questo lo avevo scritto sul vecchio blog alle ore 22:45 del giorno 09/11/2006
Riassunto parte seconda.
Notammo che per accedere al portone principale della villa si dovevano salire una decina di scalini, che permettevano l’accesso ad un vasto pianerottolo sul quale si affacciava appunto il portone.
Su quel pianerottolo si trovavano, bene ordinati, tavolini, sedie e due dondoli, nonché numerosi vasi e vasetti, con piante di varie dimensioni.
Mettemmo a punto il nostro (ultimo, sigh) scellerato piano, quello che peraltro si concluse nel modo più drammatico.
Ecco, si, drammatico, perché noi ponevamo fine ai nostri interventi solo se si verificava un avvenimento drammatico, mai spontaneamente.
Decidemmo di fare così: saremmo saliti al pianerottolo, dove avremmo accatastato le sedie sui tavolini, assieme ai vasetti, fino a realizzare una piramide relativamente instabile, poi avremmo preso una corda e ne avremmo legato un capo alla catasta appena realizzata e l’altro al pomello del portone, dopodichè avremmo suonato il campanello e ci saremmo nascosti dietro il pilastro del cancello di ingresso. Aprendosi, la porta avrebbe teso la corda e fatto crollare, rumorosamente, la piramide.
Col favore delle tenebre, un sabato notte, mettemmo in atto il nostro piano.
Avevamo il cuore a mille, ci sembrava una cosa troppo trasgressiva.
Con passo felpato entrammo nel giardino e silenziosamente realizzammo la catasta, poi legammo saldamente la corda: un capo ad una gamba del tavolo e l’altro ad un pomello del portone.
Realizzato il diabolico impianto, suonammo insolentemente il campanello del portone principale di villa Pippy, e, a circa 2.000 km all’ora, ci allontanammo, per appartarci e gustarci la scena.
Nel silenzio della notte quel campanello fece almeno 100.000 volte più rumore del solito.
Dopo un po’ (era circa mezzanotte) si accese prima la luce di una camera al primo piano, poi quella del corridoio, e finalmente sentimmo la porta che si apriva.
Aspettammo il rombo, ma non successe nulla.
Beh? Nessun boato? Nessun crollo rovinoso? Come mai?
Sbirciammo dal nostro nascondiglio e ci rendemmo conto di avere commesso un gravissimo quanto imperdonabile errore: avevamo legato la corda al pomello sbagliato, ossia a quello dell’anta che rimaneva fissa.
La signora Pippy aveva aperto (credo nervosamente) l’altra anta, quindi la catasta rimase beffardamente in piedi, e la Pippy la stava osservando estremamente irritata, con retina, bigodini e camicia da notte ad ideogrammi, bene inquadrata dal fascio di luce proiettato dal portone semiaperto.
Che quadro surreale.
Il commento notturno dei padroni di casa fu di doppia matrice:
Riky, da una finestra: “bastardi, figli di puttana, puttani”;
Pippy: “Se vi prendo vi riempio di schiaffi, maleducati, e domani lo dico ai vostri genitori!”
Cazzo, che errore! Non avevamo mai controllato quale fosse l’anta che si apriva, quindi eravamo andati a caso nell’oscurità, senza nemmeno controllare su quale si trovasse la serratura.
Che errore! Ci saremmo presi noi stessi a schiaffi, da soli.
Rientrammo a casa e per tutto la settimana successiva aspettammo la sgridata dei nostri genitori, che però non arrivò. Quindi la Pippy non aveva idea di chi fossero stati i sabotatori, o forse non aveva fatto la spia.
Il sabato notte successivo ritornammo all’attacco.
Avevamo capito a quale anta legare la corda che avrebbe fatto crollare la catasta.
Ritornammo nuovamente in quel giardino, sempre con estrema circospezione.
Quella notte, stranamente, i lampioncini di villa Pippy erano tutti spenti, avremmo dovuto fare affidamento sulla flebile illuminaziione pubblica, che però non riusciva a rischiarare l'ingresso, che varcammo nel buio più pesto.
Dopo avere percorso non più di due passi, ancor prima di salire sulla rampa di scale che ci avrebbe portato ai tavolini da accatastare, mi resi conto che poco distante da me, a circa un metro e 60 da terra, vi era una lucina rosso/arancione, tipo un led, che cambiava intensità quasi a raggiera.
Quel led si muoveva quasi impercettibilmente nell’aria.
Lo feci notare a Vittorio e lui me ne indicò un altro, dalla sua parte, quasi identico, poco più in alto.
Non avemmo nemmeno il tempo di pensare che sentimmo dei colpi alle braccia, alle gambe, alla schiena, al collo.
Colpi di ciabatta, alla cieca.
Qualcuno ci stava picchiando a colpi di ciabatta.
Due voci da uomo:
-“La smettete di rompere i coglioni? Ve ne volete andare? O cosa dobbiamo fare”?
La signora Pippy e sua figlia (la mamma di Riky, la signora Lalla che non avevamo mai visto, ma che in quel momento scoprimmo avere anche lei la voce ed i modi da uomo) ci stavano aspettando, pazientemente, fumando nel giardino, armate di ciabatte.
Quei led erano le lucine delle sigarette che le due donne mascoline stavano fumando nell’attesa.
Fuggimmo, corremmo a perdifiato, più veloci dell’omino del rischiatutto. Correvamo e ridevamo.
Ci fermammo al parco giochi, non ce la facevamo più, ci buttammo per terra dal ridere, arrivammo ad un passo dalla nebulizzazione e a un soffio dal soffocamento.
Imitammo quella scena per almeno un mese, variandola, anche assieme a Loretta.
La signora Pippy purtroppo oggi non c'è più, Riky è uno stimatissimo architetto (che quando mi incontra mi saluta sempre con formale gentilezza), e Lalla, sua mamma, continua a fumare, annoiata, durante le feste che da nella sua villa.
La signora Lalla, ancora oggi, dice certe parolacce fulminanti, chissà se le diceva anche davanti alla mamma. Una volta l’ho sentita dire, alla profumiera che le consigliava una crema antirughe: “ma vaffancazzo, tu e le antirughe”.
“Vaffancazzo”, originale però.
In quella famiglia non c’erano uomini perché la Pippy già all'epoca era vedova e Lalla una ragazza madre (ma chi mai aveva avuto il coraggio?)
Vittorio è l’unica persona al mondo con cui non ho mai litigato, perché con lui è impossibile litigare.
E’ la persona più in gamba del mondo.
Ve ne riparlerò di nuovo.
A lui il nobel per l'originalità, l'asimmetria, la surrealità, la fantasia, la genialità e l'arguzia.